IL PASTORE STA SEMPRE COL SUO GREGGE

Papa Francesco spiazza gli “atei devoti” e ribadisce che il “matrimonio è uno solo”.

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Il dibattito sulle unioni civili sta letteralmente infiammando il mondo politico e sociale del nostro Paese. Chi, tra i promotori del ddl Cirinnà pensava (e sperava) di far passare senza alcun ostacolo un tipo di legge che mirava a parificare integralmente le unioni omosessuali al matrimonio eterosessuale (adozione dei figli compresa), sarà rimasto sicuramente deluso. Deluso soprattutto dal mancato seguito parlamentare, che davano per scontato, e popolare, visto che i sondaggi danno tutti i “no” alle unioni civili ed alle adozioni gay sopra il 60%.

Partiamo dalla fine: “Non può esserci confusione tra la famiglia voluta da Dio e ogni altro tipo di unione”. No, non è la dichiarazione del Sen. Giovanardi o dell’On. Binetti, strenui difensori della famiglia tradizionale in Parlamento, ma quella, certamente più autorevole di Papa Francesco.

Ed allora questa non può essere considerata più una semplice dichiarazione, ma un vero e proprio “macigno” che pone fine, una volta per tutte, a tutte quelle voci che volevano una Chiesa divisa, da una parte con i “progressisti” capitanati nientemeno che da Sua Santità, e dall’altra con i “conservatori” di Bagnasco & co. Troppo semplice, troppo comodo.

E invece il dato è stato sempre diverso, con buona pace di tutti gli “atei devoti” e dei soliti “radical chic” alla Scalfari che hanno, sin dall’inizio del suo pontificato, cercato di mettere delle etichette ad un Papa che certamente si presentava diverso dai classici metodi canonici a cui sino a quel momento ci avevano abituato i suoi predecessori, ma che comunque ha sempre rappresentato l’intera Chiesa, con le sue idee e con i suoi valori cristiani.

Il Pastore sta con il suo gregge. E non poteva che essere così, visto che la stragrande maggioranza dei cattolici italiani (i sondaggi dicono oltre il 95%, potranno rassegnarsi i “cattocomunisti”) ha dichiarato di essere contraria ai matrimoni gay ed alla cosiddetta “stepchild adoption”, cioè la possibilità per i gay di adottare il figlio naturale del partner, dopo che magari questi aveva fatto ricorso all’orrida pratica del cosiddetto “utero in affitto”.

Dall’altra parte la politica stava procedendo a passo svelto e indisturbata nell’approvazione di una legge divisiva per il Paese e assolutamente non equilibrata. C’è voluta la grande mobilitazione popolare del 20 giugno 2015 (gli organizzatori parlarono di un milione di persone in piazza) per far barcollare sia i sostenitori del ddl Cirinnà, ma sopratutto tutti quei cattolici “timidi” che sino a quel momento non aderirono alle mobilitazioni perchè “tanto la legge sui matrimoni gay si farà e non voglio mettermi contro”.