«Picchiatore fascista» si può dire «Cialtrone di destra» meglio di no

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«Così si è contraddetta la Corte di Cassazione». E il conduttore ha vinto il ricorso.

«Cialtroni di destra» e «Mensurati fascista» non si può dire. Mentre «picchiatore fascista» in quanto «membro del Fronte della gioventù» (l’organizzazione giovanile dell’allora Msi) sì. È la vicenda grottesca che vede come protagonista Stefano Mensurati, conduttore Rai proveniente dalle file della destra giovanile degli Anni Settanta e Ottanta, che nel giro di tre anni ha visto due sentenze della Cassazione – nate da due denunce per diffamazione del giornalista rispettivamente contro un radioascoltatore e un blogger – dire due cose diverse sullo stesso concetto. Se nel 2013 fece discutere il mondo politico il responso della Corte (con l’equazione giovane militante missino uguale picchiatore) è di questi giorni la notizia che un’altra sentenza gli dà finalmente ragione. Il giornalista aveva denunciato un radioascoltatore per averlo appellato «Cialtroni di destra» e «Mensurati fascista».

 

Mensurati, ha trovato un giudice a Berlino?
«Sì, da un lato sono contento per il riconoscimento, del fatto di essere stato offeso. Il dispiacere è che questa sentenza arriva nel 2016, anni e anni dopo i fatti. Tutto è caduto in prescrizione. Chi mi ha offeso resterà impunito».

 

Secondo il giudice di pace attaccarla era possibile in base «al clima politico del tempo. Che affermazione è?
«È molto pericolosa. Anzi del tutto incredibile. Qual era il clima del tempo? Non è che eravamo negli Anni di Piombo. Il 2007 era un anno come un altro, c’era il solito scontro politico tra le parti. Ai tempi conducevo Radio anch’io, l’ho condotta per cinque anni, sono arrivate critiche e complimenti per la mia imparzialità. La critica ci può stare ma da qui a insultare pubblicamente ce ne vuole».

 

Ha avuto ragione.
«Dipende purtroppo dalla fortuna, da chi ti trovi di fronte. Già, la fortuna non è trovare un giudice che ti dà ragione ma un giudice imparziale. Un altro, ad esempio, ha annullato una sentenza a mio favore senza rinvio, senza la possibilità di rifare il processo, sostenendo che fosse legittimo definirmi “picchiatore fascista”. Io che non ho mai picchiato nessuno».

 

Sì, è stato un episodio che ha fatto molto discutere: la Cassazione diede ragione a un blogger che l’accusava di essere un picchiatore in quanto militante del Fronte della Gioventù. Che cosa ha significato per lei?
«Una verità: chi ha avuto certe esperienze giovanili non sconterà mai il peccato originale, cioè se hai militato a destra in organizzazioni non estremiste, perché ricordiamo che il Fdg era l’organizzazione giovanile del Msi. Un’esperienza che non rinnego, e nella quale dovevo stare attento io a non prenderle. Per lo stesso motivo allora è picchiatore anche Gianfranco Fini, che è diventato presidente della Camera, picchiatori sono ex ministri, giornalisti che hanno fatto carriera, siamo tutti picchiatori? Mi sembra un po’ strano».

 

Ha ricevuto solidarietà?
«La Rai mi è stata vicino dandomi assistenza legale. A destra ho ritrovato tanti di un mondo ormai disgregato che per l’occasione si è ricompattato. Da altri settori nessun appoggio: né dall’Ordine dei giornalisti né dal sindacato».

 

Che idea si è fatto di questi “silenzi”?
«La novità di un giornalista che proveniva da una certa parte politica e che arrivava a condurre il più importante programma di Radio1 deve avere dato fastidio a molti. Tant’è che quando la mia conduzione è finita in molti hanno tirato un sospiro di sollievo».

 

Implosa la destra di governo che cosa rimane?
«La destra la sua grande occasione l’ha sprecata. Si tratta di un mondo quasi scomparso. Anche per questo sono diventato agnostico politicamente. Ma non rinnego nulla e questo gioca ancora a mio sfavore. Perché c’è sempre chi punta il dito».

Antonio Rapisarda

 

Fonte Il Tempo

Roma, 26 gennaio 2016