“Qui Prima Linea. Abbiamo ammazzato Giuseppe servo dello stato. Seguirà un comunicato”. Due colpi alla testa, due al braccio, quattro al torace, due all’addome. Quanto basta per farlo scivolare a terra, per sempre, con le chiavi dell’auto ancora strette in una mano e un ultimo pensiero per la moglie Rosa e i figli piccoli, Daniele, due anni, e Domenico, otto mesi. Giuseppe Lorusso, 30 anni, agente di polizia penitenziaria di stanza al carcere La Valletta di Torino, nato a Potenza ma trasferitosi al nord per motivi di lavoro, fu barbaramente ucciso alle 7.20 del 19 gennaio 1979 da un commando di terroristi di Prima Linea, l’organizzazione militare guidata da Sergio Segio, che con le Brigate Rosse seminò morti e feriti negli anni di piombo. Come ha ricostruito l’associazione vittime del terrorismo, l’agguato fu commesso da due uomini che scesero da una 128 rossa (altri due restarono in macchina) e che gli spararono con due pistole calibro “38 special” tutti i colpi dei caricatori. Fu il segnale che i terroristi diedero ai secondini di Torino nei giorni in cui, in quel carcere, scoppiava la rivolta per chiedere condizioni migliori.