10 FEBBRAIO, QUELLA DATA SCOMODA CHE TROPPI ANCORA DIMENTICANO

foibe

Ce n’è voluta, di fatica, perché anche il dramma degli esuli istriano-dalmati e la vergogna delle foibe avessero una data. Forse non significa nulla, è solo un giorno sul calendario, ma poter finalmente dire e scrivere che il 10 febbraio è il giorno della memoria significa finalmente poter sconfiggere un tabù. Un argomento scomodo, incomprensibilmente divisivo, destinato a generare polemiche nonostante quello che è realmente stato: un tentativo di pulizia etnica. Un crimine subito da veneti, friuliani, istriano-dalmati, che gli italiani si sono sempre vergognati a denunciare. Un crimine subito da italiani nel silenzio degli italiani. Il trionfo del masochismo e della mancanza d’amor proprio. Il 10 febbraio, è il giorno del ricordo. Lo dice una legge italiana datata 2004, nonostante i massacri che si vogliono ricordare fossero lontani 60 anni. Un tempo infinito, per un dramma dimenticato. Ci sono voluti 60 anni per rendere giustizia, anche se in realtà non è stato fatto neppure quello. Per ricordare senza vergognarsi, anche se in realtà ancora oggi, a dodici anni di distanza dall’approvazione della legge, qualcuno se ne vergogna. Ci sono stati parlamentari tutt’altro che di secondo piano, come Vendola e Pisapia, che hanno votato contro l’istituzione del giorno del Ricordo. Vendola un anno dopo è diventato presidente della regione Puglia, restandoci per due mandati. Pisapia sette anni dopo è diventato sindaco di Milano. Probabilmente non erano pronti, nel frattempo hanno cambiato idea. Ma ancora oggi, nel 2016, qualcuno contesta la legittimità del giorno del Ricordo: l’Anpi, gli attivisti dei centri sociali, qualche esponente di estrema sinistra e persino del Pd. Il giorno del Ricordo sarà tale quando finalmente sarà riconosciuto da tutti gli italiani. Non sarà considerato una “celebrazione di destra” o peggio ancora “una data fascista”, cosa che ovviamente non è. Non sono stati infoibati solo fascisti, né a voler celebrare il giorno del ricordo sono soltanto gli attivisti di Casapound o Forza Nuova. L’Italia non è ancora un paese maturo per poter sconfiggere questi pregiudizi politici e per potersi unire in doverose celebrazioni, senza connotarle politicamente. Tanti italiani potrebbero però fare uno sforzo per approfondire e conoscere meglio la storia, capire cosa siano state le foibe e cosa sia stato davvero il dramma degli esuli e profughi istriano-dalmati. Quanto questo non abbia nulla a che vedere con eventuali colpe del fascismo. E che se ci sono stati crimini di guerra italiani in terra jugoslava, i responsabili non hanno pagato per colpe riconducibili al fatto che l’Italia la guerra non l’aveva persa, dopo essere “passata dall’altra parte”. Se giustizia non è stata fatta, per la Jugoslavia, la colpa è quindi dei vincitori che non hanno voluto riconoscere eventuali e presunte colpe italiane. Ma soprattutto, la colpa è di un compagno antifascista: quel Palmiro Togliatti che con la sua amnistia ha impedito ogni possibilità di perseguire eventuali e presunti criminali di guerra. Sono proprio i compagni antifascisti a non voler commemorare le foibe, giudicandole una congrua risposta a presunti (lo ripetiamo) crimini italiani. Eppure, dovrebbero prendersela con Togliatti. Non con gli italiani infoibati, sicuramente innocenti.
E’ la storia a dirlo, basta studiarla.
Solo così il 10 febbraio potrà avere il riconoscimento che merita.

di Riccardo Ghezzi

Roma, 11 febbraio 2016