Dal 2012, con l’entrata in vigore della Legge Fornero, i requisiti per la pensione si sono notevolmente inaspriti, e sono cambiate le tipologie di pensionamento accessibili: in particolare, non è più possibile conseguire la pensione di anzianità, cioè quella raggiungibile con 40 anni di contributi, o in base alle quote (sommatoria di età e contributi), in quanto tale prestazione è subentrata la pensione anticipata, basata sui soli anni di contributi.
Anche la pensione di vecchiaia ha subito importanti cambiamenti, a causa del brusco innalzamento dei requisiti anagrafici.
Restano, però, alcune vecchie eccezioni che danno diritto al collocamento a riposo con requisiti ridotti, accompagnate da nuove deroghe poco conosciute.
Vediamo, in questa guida, come si calcolano i requisiti per andare in pensione, e come sapere qual è la tipologia di trattamento accessibile con le tempistiche più brevi.
Calcolo dei requisiti
A seconda della tipologia di pensione (anticipata, di vecchiaia, etc.) sono stabiliti differenti requisiti, che possono riguardare sia l’età, che gli anni di contributi.
Per quanto riguarda il calcolo dell’età, è necessario fare riferimento alle tabelle da noi riportate nella guida, che segnano l’età pensionabile prevista per ogni anno, in base agli incrementi periodici legati all’aumento della speranza di vita.
Il discorso è più complesso per il calcolo dei contributi, in quanto generalmente, nell’estratto conto dell’Inps, la contribuzione è segnata in settimane, ma a volte anche in mesi o in giorni, a seconda della gestione alla quale appartiene il dipendente.
Bisogna dunque considerare i seguenti coefficienti di trasformazione, per capire quanti anni di contributi si possiedono
– 1 anno= 52 settimane;
– 1 mese= 4,333 settimane;
– 1 giornata= 0,19259 settimane.