I cervelli in fuga non l’hanno presa bene. Hanno trasformato in protesta virale le parole di Roberta D’Alessandro, la loro collega italiana che dall’Olanda ha invitato la ministra dell’Istruzione Stefania Giannini a non esultare per il successo degli italiani al bando da oltre mezzo miliardo dell’European Research Council perché di tricolore in quella vittoria c’è poco: soltanto 13 ricercatori resteranno in Italia a sviluppare i loro progetti. La maggior parte lo farà all’estero. Francesca Terenzi lavora a Londra nel settore del risk management delle catastrofi naturali. Ha lasciato l’Italia da 13 anni dopo essersi laureata in Fisica alla Sapienza a Roma e dopo aver capito che «non c’erano possibilità di trovare lavoro». Esultare «è ipocrita», commenta «In Italia i fondi per la ricerca sono davvero irrisori, lavorare fuori dall’università è difficile, restare all’interno è ancora più difficile. I concorsi vengono vinti da chi ha meno pubblicazioni di altri». Alla fine non resta molta scelta.
NOVANTAMILA PARTENZE
Infatti nel 2014 sono stati poco meno di 90mila gli italiani che hanno deciso di trasferirsi all’estero: secondo un’elaborazione condotta dalla Camera di Commercio di Milano e Brianza sui dati Istat più recenti, si scopre che buona parte di loro sono giovani tra i 18 e i 39 anni e che sono aumentati del 12,7% rispetto al 2012. L’aumento delle fughe degli «under 40» negli ultimi 2 anni è andata crescendo fino a raggiungere quota 34,4% del totale dei loro coetanei. Vuol dire che 3,3 giovani ogni mille abitanti vanno all’estero. Anche Davide Santoro ha lasciato l’Italia senza troppi rimpianti una quindicina di anni fa. Ora lavora a Berlino, si occupa di ricerca medica. «Chi ha una laurea in fisica e vuol fare Fisica sperimentale ha bisogno di molti fondi per i macchinari. In Italia arrivavano quelli dismessi dal Mit, obsoleti e abbastanza inutili per essere competitivi. All’estero ho sempre avuto a disposizione macchinari impensabili in Italia che mi hanno messo in condizione di fare ricerca ai massimi livelli». E così l’esercito dei cervelli in fuga cresce di anno in anno. Mete predilette la Gran Bretagna, scelta da quasi due ricercatori dieci, seguita dalla Germania, dalla Svizzera, dalla Francia e dagli Stati Uniti.