La loro fuga è durata meno di 24 ore. I due evasi dal carcere romano di Rebibbia sono stati catturati in un appartamento a Tivoli. Ieri sera si erano calati con le lenzuola dopo aver segato le sbarre del magazzino in cui erano impiegati come lavoranti, avevano superato anche il muro di cinta di Rebibbia e si erano trovati in strada lungo via Tiburtina. Qui un testimone li avrebbe visti prendere un autobus di linea. Catalin Ciobanu e Mihai Florin Diaconescu, di 33 e di 28 anni – considerati pericolosi – sono stati trovati dai carabinieri di Tivoli: qui si erano nascosto in una casa insieme ad altri connazionali. Le ricerche erano scattate in tutta Italia e, questa mattina, i loro difensori, Cristiano Brunelli, Andrea Palmiero e Gianluca Nicolini, avevano lanciato un appello: “Costituitevi subito. Mettetevi al più presto a disposizione delle autorità e delle forze dell’ordine. Solo così potete evitare di peggiorare la vostra situazione”.
I loro identiki erano stati diramati a tutte le unità. Entrambi sono condannati rispettivamente uno per omicidio e sequestro di persona e l’altro per rapina. L’evasione è avvenuta nel reparto G11 del Nuovo Complesso del carcere romano, penitenziario che ospita tra l’altro da qualche mese nell’aula bunker il processo per Mafia Capitale. La zona passeggi in cui si sono trovati è chiusa da tutti i lati, ma non nella parte superiore – secondo una fonte sindacale della polizia penitenziaria -, così sarebbero riusciti a scavalcare la recinzione.
“Spero che Diaconescu si metta presto a disposizione delle autorità e delle forze dell’ordine – aveva detto l’avvocato Cristiano Brunelli – Negli ultimi giorni era molto agitato per un residuo di pena che era arrivato, di ulteriori 2 anni e mezzo, ma non immaginavo una decisione simile”. Dal canto suo l’avvocato Andrea Palmiero, difensore di Ciobanu, aveva invitato il suo cliente “a costituirsi per dimostrare la propria innocenza, non è certo questo il modo per farlo. Si deve costituire urgentemente visto che abbiamo ancora la possibilità di dimostrare la sua innocenza nel processo che lo vede accusato di sequestro di personale e morte come conseguenza non voluta”. L’uomo è coinvolto nella morte di un commerciante egiziano, vittima di estorsioni, prelevato da casa e deceduto per infarto nel 2013. Diaconescu sarebbe dovuto uscire nel 2021. Nel suo passato c’è una rapina in villa avvenuta a Scandarello in provincia di Rieti nel settembre 2008 ed un colpo messo a segno da una banda in un autosalone di Tivoli.
Controlli erano stati attivati alle frontiere. “La Fns Cisl Lazio ritiene che il personale in servizio di polizia oenitenziaria nei 14 istituti penitenziari della regione Lazio – ha affermato il segretario generale aggiunto Massimo Costantino – è sottodimensionato e non più rispondente alle esigenze funzionali degli Istituti, dove si continua a registrare un esubero di detenuti rispetto alla capienza detentiva prevista”. E Donato Capece, segretario generale del sindacato di polizia penitenziaria Sappe, ha denunciato: Al momento della fuga, c’erano di guardia solo due agenti per complessivi 150 detenuti”. Ma il capo del Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria, Santi Consolo, ha spiegato: “Le informazioni provvisorie dicono che nel padiglione G11, dove c’erano circa 300 detenuti, gli agenti erano nove, tre per piano. Dobbiamo verificare quale era l’ordine di servizio e il livello di sicurezza, come mai non c’è stato l’allarme, se i sistemi sono stati collocati a regola d’arte e se la manutenzione era adeguata”. Poi ha voluto precisare: “Un eccesso di allarme per l’evasione di due detenuti non deve creare paura nella collettività, i nostri istituti sono sicuri – ha continuato Santi Consolo – Sono consapevole che c’è necessità di risorse e di personale e vanno potenziati sistemi di allarme moderni per evitare le evasioni”.
Fonte: Repubblica
15/2/2016