Abbiamo dato un pezzo di Sardegna ai francesi. Corrado Guzzanti l’aveva previsto anni fa, imitando Giulio Tremonti: «Vendiamo la Sardegna. È un’isola che è lontana, non serve a nessuno. Diamo 48 ore di preavviso alla popolazione, e non c’è problema. Ho un compratore». L’ultimo omaggio al genio profetico del comico non l’ha fatto l’allora ministro dell’Economia che, nella memorabile parodia, immaginava appunto di cedere l’isola ai tedeschi; viene invece dal governo Renzi, protagonista di un bilaterale con la Francia del 21 marzo 2015 dedicato (anche) alle acque internazionali, che è improvvisamente tornato d’attualità.
A ridare importanza a quell’accordo, stilato a Caen quasi un anno fa, una serie di azioni delle autorità marittime francesi che, a inizio 2016, hanno respinto o addirittura sequestrato alcuni pescherecci italiani nel Tirreno: le imbarcazioni, secondo i transalpini, avrebbero sconfinato in acque non più italiane avvicinandosi alla Corsica. Il caso più clamoroso è quello del «Mina», oggetto anche di una interrogazione parlamentare dei Cinque stelle: la barca è stata tratta in stato di fermo, il 13 gennaio scorso, nel porto di Nizza, e poi rilasciata su cauzione, creando un vero e proprio caso diplomatico. Le acque in cui la barca è stata fermata dai francesi, però, al capitano di bordo risultavano nostre: avrebbero «cambiato colore» proprio nel bilaterale Gentiloni-Fabius del 21 marzo 2015, avente per oggetto lo scambio di acque territoriali.