Dove è finita mafia nel processo su “mafia capitale”?

massimo carminati

Nel processo Mafia Capitale le udienze finora non sono state elettrizzanti, si susseguono le testimonianze degli ufficiali del Ros citati dall’accusa per rendere edotto il tribunale delle varie tappe dell’inchiesta e della raccolta di prove e indizi. Ogni tanto qualche imputato chiede di rilasciare una dichiarazione spontanea in cui ribadisce la propria innocenza più a beneficio delle agenzie di stampa che dei giudici. Più incisivi i controesami delle difese che in qualche occasione hanno evidenziato lacune investigative e incongruenze. Ma queste prime testimonianze mostrano un ambiente che stenta a omologarsi allo stereotipo del controllo mafioso. Mancano i killer, c’è un personaggio addetto al recupero crediti ma pesantemente criticato dagli altri per la sua sbadata inconcludenza. Ci sono molti tipi assai poco raccomandabili e con lunghe fedine penali, poco propensi però alla disciplina di gruppo. In fondo la squadra messa insieme da Carminati ha pochi elementi. Molti personaggi ben rappresentano un certo milieu molto romano, di commercianti e imprenditori edili alle prese con l’usura, non sempre o solo nella parte delle vittime. Sociologicamente si va dal gioielliere dei Parioli al grossista di mozzarella. Fra usura ed estorsione invece il ruolo che l’accusa ritaglia con notevole messe di registrazioni anche video per Carminati e i suoi due o tre sodali. Naturalmente non mancano amministratori locali accusati di corruzione. E la mafia propriamente detta? Una sorta di potente retrovia attestata sul litorale e a Roma sud. Nel processo ci arriveremo, assicurano i pm.

Massimo Bordin

Roma, 20 febbraio 2016
fonte ILFOGLIO