Intervista all’economista Cristiano Perrotti: ‘Italia in rinnovamento strutturale’

Quali sono le difficoltà che ha l’Italia nell’adeguarsi alle normative europee, su banche e non solo?
Sono le resistenze di un Paese che fa fatica a capire la necessità di adeguarsi ai tempi che cambiano. Purtroppo la scarsa propensione culturale all’internazionalizzazione ci ha portato per molto tempo a banalizzare e mal interpretare i veri cambiamenti strutturali che avvenivano in tutto il mondo, e soprattutto a capire quali erano le nuove leve di competizione e le nuove macro direttrici economico finanziarie. Questo oggi si è tradotto in un ritardo profondo che sta diventano, esso stesso, motivo di resistenza ai cambiamenti necessari. Credo che essere parte di un una macro regione, l’Europa, che legifera in tal senso ci possa solo aiutare. E’ necessario però che a questo processo si accompagni anche una reale capacità delle nostre istituzioni di interpretare e in maniera corretta queste istanze ed implementarle nella maniera opportuna all’interno del nostro Paese.

Cosa dovrebbe fare l’Italia per uscire definitivamente dalla crisi economica? Ci sono spiragli?
Le strade sono semplici e le ho indicate in precedenza: riforma del sistema finanziario (nuove regole e soprattutto nuovi attori), riforme istituzionali serie e concrete (in particolare si parla del sistema educativo e di una generale riduzione degli effetti della “burocrazia”) e soprattutto una minore presenza statale, soprattutto in alcuni settori della nostra società che sono molto lontani da logiche di efficacia e (figuriamoci) e da modelli improntati all’efficienza e all’autosufficienza economico finanziaria.
Il posizionamento internazionale di alcuni player , la riconoscibilità ed il successo del Made in Italy, e gli ampi spazi di crescita di alcuni settori industriali ci dicono che gli spiragli esistono ancora. E’ il tempo che incomincia a mancare.

Cosa consiglierebbe ai cosiddetti risparmiatori?
Di acquisire maggiore coscienza finanziaria. L’unico antidoto è la piena consapevolezza delle scelte che si fanno. E per avere consapevolezza bisogna avere conoscenza e formazione adeguata. Quindi in definitiva l’unico modo per preservare i propri risparmi è quello di studiare, di informarsi direttamente sulle tipologie di investimenti esistenti e di operare scelte in linea con il profilo di rischio che si vuole accettare e soprattutto in linea con le motivazioni che sono alla base delle scelte di risparmio. Purtroppo l’esperienza degli ultimi anni ha mostrato che a volte non basta nemmeno affidarsi a professionisti di fiducia, magari seri e professionali ma non in possesso delle necessarie informazioni per interpretare correttamente i reali accadimenti.

Roma, 11 marzo 2016

Riccardo Ghezzi