Nella centrale sono immagazzinate 1.000 cisterne ermetiche capaci di contenere 600.000 tonnellate di acqua radioattiva, ma il processo di decontaminazione del liquido non consente il trattamento del trizio, isotopo radioattivo dell’idrogeno, ne’ si conosce la destinazione finale dell’enorme volume ammassato nei 5 anni trascorsi per la stabilizzazione dei reattori. La dispersione delle radiazioni non e’ circoscritta solo al perimetro degli impianti nucleari. La bonifica del territorio riguarda quasi 20 milioni di metri cubi di suolo contaminato.
Lungo le colline del villaggio di Iitate, uno dei piu’ suggestivi della regione del Tohoku prima della catastrofe, sono stati ammassati 2 milioni e 900 mila sacchi di suolo radioattivo, e l’obiettivo del governo di far rientrare i
residenti nel marzo del 2017 appare poco credibile. Kenichi Hasegawa, ex agricoltore di 62 anni, ha radunato 3.000 ex residenti di Iitate e iniziato una battaglia contro il governo di Tokyo per denunciare la campagna mediatica sulla pianificazione in vista delle Olimpiadi del 2020. Con il dosatore alla mano, Hasegawa ha spiegato all’ANSA di aver iniziato ad annotare i valori per dimostrare come il governo alteri le informazioni sui livelli delle radiazioni.
Un sondaggio del quotidiano conservatore Yomiuri Shimbun, non a caso, ha rilevato che su 11 sindaci delle cittadine attorno alla fascia di evacuazione ben 8 sono contrari al rientro voluto dalle autorita’. Oltre ai danni all’ambiente, gli oppositori al nucleare mettono in risalto le problematiche a livello umano. La prefettura di Fukushima ha registrato una riduzione della popolazione del 5,7% negli ultimi 5 anni, vale a dire 115.458
persone in meno, malgrado le municipalita’ abbiano introdotto copertura medica gratuita per i minori di 18 anni e incentivi per il trasloco alle famiglie. A cinque anni dal disastro su base nazionale sono stati riavviati solo tre impianti nucleari, mentre vanno avanti le ispezioni dell’Agenzia della sicurezza nucleare.
Roma, 12 marzo 2016
fonte ANSA