Che cosa vi avevamo detto?
Si voterà il 5 giugno. Il che significa che si voterà al termine di un week end lungo con tre giorni su quattro segnati in rosso sul calendario. 2 giugno (festa delle repubblica), 4 giugno (sabato) e 5 giugno (domenica).
L’avevamo previsto qualche giorno fa. Non ci piaceva la perdita di tempo del governo sulla decisione della data e avevamo, tra il serio e il faceto, ipotizzato che alla fine la scelta ricadesse su una delle ultime opzioni disponibili: per l’appunto, il primo week end di giugno.
Non è ancora ufficiale, ma questa sarà la data delle prossime amministrative, che coinvolgono città importanti come Torino, Milano, Roma e Napoli.
Che cos’è che ci preoccupa della data del 5 giugno? La possibilità di un astensionismo più alto del normale, a causa non solo della disaffezione nei confronti della politica e dello scarso appeal delle elezioni amministrativa, ma anche per l’appunto del ponte del 2 giugno.
C’è la possibilità che molti italiani preferiscano riporre la scheda elettorale nel cassetto e partire per una minivacanzina di 4 giorni, cosa che raramente si fa quando si ha solo il week end disponibile.
Quanti italiani, in caso di bel tempo, partiranno per il mare e per qualche località turistica approfittando del week end allungato e dimenticandosi così delle elezioni?
Ancora non si sa, inoltre, se si potrà votare la mattina del lunedì.
Una scelta oculata, da parte del governo Renzi, espressione di quel Pd che potrebbe essere messo in seria difficoltà dalle prossime amministrative. A Napoli c’è odor di riconferma di De Magistris, a Roma e Torino si sospetta l’impresa grillina, a Milano un centrodestra unito e compatto potrebbe vincere. Il Pd rischierebbe di restare a mani vuote, con ovvie ripercussioni sul governo e sulla leadership di Renzi. Ma le vacanze e l’alto astensionismo, tradizionalmente favorevole proprio al Pd, potrebbe rimescolare tutto.
L’avevamo ipotizzato, abbiamo avuto ragione. E non ci piace.
La scelta di una data delle elezioni “strategica” è il modo migliore per sospendere la democrazia.
Roma, 31 marzo 2016
Riccardo Ghezzi