Per spiegare questo orrore Callimachi riporta una delle tante storie di violenza sessuale che le sono state raccontate da alcune donne yazide stuprate da miliziani dell’ISIS: «Prima di iniziare a stuprare la bambina di 12 anni, il combattente dello Stato Islamico si prese il tempo per spiegare che quello che stava per fare non poteva essere considerato un peccato. Per il fatto che la bambina praticava una religione diversa dall’Islam, disse lui, il Corano non solo gli dava il diritto di stuprarla, ma lo accettava e lo incoraggiava. Le legò le mani e le mise un bavaglio sulla bocca. Poi si inginocchiò di fianco al letto e cominciò a pregare, prima di mettere il suo corpo sopra di lei. Quando ebbe finito si inginocchiò di nuovo per pregare, mettendo fine allo stupro con un atto di devozione religiosa. Gli dissi che mi faceva male, gli chiesi di fermarsi. Lui mi disse che l’Islam gli permetteva di stuprare i miscredenti. Mi disse che stuprandomi si sarebbe avvicinato a Dio”. Il racconto di una bambina in un’intervista fatta insieme alla sua famiglia in un campo profughi dopo avere passato 11 mesi prigioniera. Nel solo 2014 sono state rapite più di cinquemila donne yazide, e più della metà sono ancora prigioniere. Lo stupro è previsto anche per donne cristiane ed ebree quando si trovano su territori conquistati. Secondo Callimachi, l’istituzionalizzazione dello stupro, è usata anche come strumento di propaganda e di reclutamento di nuovi miliziani, soprattutto tra gli uomini di società musulmane molto conservatrici dove il sesso è tabù perché frequentare una donna fuori dal matrimonio è proibito dalla legge.
Roma, 10 aprile 2016
fonte trendyfair