Così, probabilmente, continuerà su La7 (anche perché Cairo non vuol mollare il suo primatista di ascolti, seppure il contratto scada a fine 2016). Continuerà lì a sfottere l’appassionata liaison tra Renzi e Maria Elena Boschi: “Santa Boschi protettrice, gufo chi non te lo dice… Ha abolito il Senato, ha cancellato il bicameralismo perfetto, ha modificato la legge elettorale, ma soprattutto: ha portato il lucidalabbra in Consiglio dei ministri”.
E soprattutto a dispensare dosi non omeopatiche di antipolitica: “Davvero, a cosa serve la politica? Renzi ha detto ‘vi spiego il segreto per governare senza avere in maggioranza Verdini e Alfano: vincere le elezioni del 2013 che abbiamo perso’. In tre parole ha detto che Verdini è in maggioranza, e che lui non ha vinto le elezioni”. Grillismo? Satira d’opposizione? Semplice talento dello show? Chissà.
Ma perché autocensurarsi, se poi è probabile che non serva a trovare un altro ingaggio? Crozza stesso ci ha giocato su, sugli intrecci tra il suo onnipotente agente Caschetto (“Sai quando si dice in Italia decide la gente? Ecco, è lui: l’agente, elle apostrofo. Tutto quello che succede in Italia, Rai Mediaset La7 surriscaldamento globale, decide lui… Secondo voi chi ce l’ha messo Renzi a Palazzo Chigi?”), il suo datore di lavoro Cairo e Renzi (“ti ha mandato un messaggino Renzi?”).
Resta la mutazione genetica, nell’epoca del galleggiamento dello Zeppelin. Per Aldo Grasso, bisogna distinguere le cose. Da un lato la capacità di fare spettacolo, in una fase di ribasso della comicità e di sfinimento del talk politico. Dall’altra i dubbi sulla deriva tribunizia: “Non mi piacciono i suoi editoriali da Floris.
La caricatura di Renzi va benissimo, ma quando diventa comiziante, un po’ alla Travaglio televisivo, un po’ alla Grillo ultima maniera, non funziona”. E il difetto è strutturale, secondo Grasso: “E’ che così fa l’ideologo, ma senza assunzione di responsabilità. Lui non fa un talk politico-satirico all’americana, prendendosi tutto il rischio di quello che dice e fa. Si limita a rimanere l’ospite di Floris, l’editorialista. Ma è una posizione debole”. O comoda, come un Tribuno della tele.
Roma, 25 aprile 2016
fonte IlFoglio