“Manger, dormir, Facebook, un film…”. È questa la giornata di uno degli 82mila immigratiospitati in una delle tante strutture di accoglienza sparse qua e là per l’Italia.
L’Italia è la patria dell’assistenzialismo. E gli immigrati ne stanno beneficiando ampiamente. La maggiora parte di quelli ospitati non vengono da zone di guerra, non sono nemmeno perseguitati per ragioni politiche. Eppure hanno presentato tutti domanda d’asilo politico. Sanno anche loro che non hanno alcuna speranza di ottenerlo, ma sanno anche che le lungaggini brurocratiche della giustizia italiana sono dalla loro parte. E così fanno di tutto per guadagnare tempo e restare qui, a nostre spese.
Dove lo trovano un altro Paese che li paga per non fare nulla da mattina a sera? Hanno talmente tanto tempo libero che il pomeriggio, dopo pranzo, se ne vanno tutti a schiacciare un pisolino. Fofana, per esempio, racconta al Corriere della Sera di essere in Italia già da due anni. Un avvocato di Vibo Valentia gli sta dando una mano a ottenere lo status di rifugiato. Non ce la farà mai. Perché non ne ha diritto. Eppure continuano a presentare domanda. Ricorsi su riucorsi. Gli costano cento euro alla volta. Soldi che Fofana mette insieme tenendo da parte la diaria che gli versa lo stesso Stato italiano.