Nel primo si evidenzia la caduta di un soggetto pakistano che pare essere stato membro del gruppo con funzioni elevate, in una vicenda che assume tutto il connotato della punizione e dell’umiliazione, anche pubblica, verso il capo decaduto. I nuovi capi dell’associazione nel maggio 2015 non esitavano infatti a incontrare quello che pare essere il vecchio capo e a riprendere col telefonino della vittima il violentissimo pestaggio che ha avuto come conseguenza più di 45 giorni di prognosi.
A seguito di tale azione minacciano la vittima e la famiglia per farsi consegnare il “pin” del cellulare, ormai nelle mani degli aggressori, al fine di pubblicare su Facebook il video della punizione ricevuta. Minacciano inoltre di continuare le violenze, anche ai danni della fiorente attività di trasporti della vittima, se quest’ultima non avesse corrisposto ingenti somme di denaro a titolo di protezione.
In un secondo caso, nel maggio 2015, alcuni membri del gruppo non esitano a inviare una “soffiata” agli uffici di frontiera della Polizia di Stato in Piemonte al fine di far fermare un soggetto appartenente al gruppo criminale che, senza l’accordo con gli altri membri, stava organizzando viaggi di stranieri irregolari oltralpe. Il risultato fu il conseguente arresto dello stesso coi relativi festeggiamenti degli appartenenti al sodalizio. Si sono registrate inoltre violenze e minacce nei confronti dei c.d. “autisti” che effettuavano i viaggi in Francia e che si rifiutavano di reiterare tali condotte.
L’attività di favoreggiamento all’immigrazione clandestina risulta infine essere la più remunerativa per il gruppo criminale. La Squadra Mobile ha documentato ben nove viaggi tra la fine di marzo e l’inizio di maggio del 2015, in cui il gruppo trasportava in Francia stranieri irregolari sul territorio nazionale. I viaggi avvenivano trasportando i clandestini sulle tre auto a disposizione dell’associazione.
La forza dell’associazione si manifestava inoltre quando, a seguito di alcune denunce sporte da alcune vittime anch’esse indopakistane, i membri ponevano in essere violenze e minacce proprio al fine di far ritirare le denunce proposte.
L’associazione aveva anche nella disponibilità armi da fuoco, con le quali i sodali minacciavano le proprie vittime. Non a caso oggi è stato raggiunto da ordinanza di custodia cautelare in carcere anche S.G., il quale è indagato per aver fornito il fucile ai due responsabili dell’omicidio dei coniugi Serramondi. Anche la conoscenza pregressa da parte della Squadra Mobile dell’ambiente criminale indopakistano ha permesso di risolvere brillantemente quel fatto di sangue.
Roma, 30 aprile 2016
fonte Polizia di Stato