Ecco il patto della Nazione nazarena

Il ballottaggio, il secondo turno, è una di queste forme, fatto salvo quei casi rari (come Milano) in cui lo scontro è tra due proposte credibili. Ma il ballottaggio delle amministrative, volendo allungare lo sguardo ai prossimi mesi, è destinato a non essere il solo terreno all’interno del quale si andrà a configurare nuovamente uno spirito nazarenico. Si dirà: ma la rottura romana tra la destra berlusconiana e quella salviniana è una rottura definitiva? Di definitivo, specie per chi sa mentire sapendo di smentire, non c’è nulla o quasi nella politica berlusconiana e non c’è dubbio che la strategia del Cav. sia quella di ricomporre uno schieramento ampio, sul modello Milano.

Con una differenza rispetto al passato: non a tutti i costi. Roma, da questo punto di vista, è come un grande gazebo, utile a mostrare ai Salvini e alle Meloni la loro marginalità politica in caso di lontananza dal contenitore berlusconiano. Se è vero che nulla è definitivo negli strappi del Cav., come dicevamo, è anche vero che arrivato a questo punto della sua parabola politica, in una fase in cui tra l’altro Berlusconi sta cercando su vari fronti di immaginare chi ci sarà un domani alla guida delle sue creature e delle sue aziende, il capo di Forza Italia non può non essersi reso conto che il destino di un centrodestra di governo è più vicino al pensiero renziano che a quello salviniano.

E il riavvicinamento tattico all’area di governo potrebbe avere nel futuro prossimo due conseguenze immediate che andranno verificate sul campo.

La prima, ovviamente, riguarda il referendum costituzionale e, pur con tutte le possibili smentite del caso, risulta, e ci risulta, particolarmente difficile immaginare che Berlusconi faccia campagna elettorale per il no insieme con i compagni di Magistratura democratica (astensione è liberazione).

La seconda conseguenza riguarda invece il dopo referendum e la chiave giusta da utilizzare per leggere nello spirito nazarenico del Cav. è questa: nel caso in cui Berlusconi fosse costretto a scegliere da che parte stare, oggi è più facile immaginare il suo centrodestra vicino a Renzi che vicino a Salvini.