IL PD E LA BECERA DEMONIZZAZIONE DEGLI AVVERSARI: IL CASO RAGGI

Dopo la presunta partecipazione al video di “Meno male che Silvio c’è”, smentita dalla diretta interessata e dai fatti, senza che il direttore si sia mai preso la briga di scusarsi e anzi rivendicando i meriti e le caratteristiche del “giornalismo 2.0, l’ineffabile L’Unità piazza il suo secondo scoop: l’avvocato Virginia Raggi, da praticante, lavorava presso lo studio di Cesare Previti.

Perbacco, che notizia. Un avvocato che lavora in uno studio legale. E forse difende pure delle persone, essendo avvocato. Probabilmente le potrebbero capitare dei tesserati di Forza Italia. O del Pd.
Secondo la logica de L’Unità, che anche nella sua versione renziana scopri antichi pruriti di demonizzazione degli avversari, Virginia Raggi dovrebbe rifiutare questo tipo di clienti. E non avrebbe dovuto fare praticantato nello studio di Previti. Pena l’accusa di incoerenza.

Il curriculum di Virginia Raggi, per la verità non ricchissimo, è stato scandagliato e messo ai raggi X dalla redazione de L’Unità. Non si è trovato grande materiale per screditare l’avversaria del renziano Giachetti per il posto di sindaco a Roma, e allora si è provato a nominare l’innominabile: Cesare Previdi. E di conseguenza Silvio Berlusconi.

Proprio non riesce, il Pd, a liberarsi della schiavitù del berlusconismo e tenta in tutti i modi di trasformare Virginia Raggi in una berlusconiana. Prima con il falso scoop dell’inno “meno male che Silvio c’è”, ora con la notizia vera ma ininfluente della sua esperienza nello studio legare di Previti.

Per la verità questi attacchi gratuiti si trasformano in facili assist per la candidata sindaco pentastellata, che ha buon gioco nel replicare: “Lavoravo da Previti, ma sono sempre stata una donna di sinistra. Renzi invece è alleato con Verdini”. Con questa dichiarazione rischia di perdere qualche voto da destra, ma intanto mette le cose in chiaro: inutile che il Pd accusi di “berlusconismo”, quando i primi ad accettare i voti berlusconiani pur di restare in sella e al governo sono loro.

Non fa una grinza. La campagna elettorale anti-Raggi impostata dal Pd è una delle più volgari di queste ultimi anni. Un tentativo di eccessiva demonizzazione che ricorda un po’ quello perpetrato contro Pisapia a Milano, da Letizia Moratti e dal centrodestra. In quel caso, però, i milanesi e non solo ricorderanno che i risultati non sono stati positivi.