ALFIO MARCHINI, I GAY E IL RISPETTO DELLE REGOLE CHE SCANDALIZZA LE ANIME BELLE

“Non ho nulla contro il riconoscimento dei diritti civili, ma non è compito del sindaco fare queste cose per cui non celebrerò unioni gay se dovessi vincere le elezioni”.
Alfio Marchini ha pronunciato una semplice frase in un’intervista e i media si sono scatenato: il candidato sindaco di Roma, appoggiato anche da Forza Italia, è contro le unioni gay, non le vuole celebrare, probabilmente è omofobo. Una vergogna.

In realtà, Marchini ha detto una cosa molto semplice: “non è compito del sindaco”. Quindi, a domanda sull’argomento, ha semplicemente risposto che se sarà eletto sindaco non farà qualcosa che esula dai suoi compiti.

Titoli giusti, ma assai meno accattivanti, sarebbero “Unioni gay: Marchini dichiara di voler rispettare le regole” oppure “Unioni gay: Marchini non si sostituisce allo Stato”. Perché questo è.

Non sappiamo se il candidato sindaco sia pro o contro le unioni gay, non traspare dalle sue parole e lui non l’ha dichiarato. Ha fatto bene, dimostrandosi ormai un politico navigato. Possiamo ipotizzare che quello di Marchini sia disinteresse e disimpegno, oppure che abbia voluto sollecitare i legislatori ad approvare una legge ad hoc in tempi brevi. Anche questo, furbescamente, non traspare dalle sue parole.

Eppure, un Alfio che immaginiamo incredulo viene criticato da una parte e osannato dall’altra per una sua presunta presa di posizione sulle unioni gay. Essenzialmente, a sinistra lo tacciano di omofobia e a destra lo giudicano “con le palle”. Tutto per aver risposto a una domanda in modo normalissimo, dando l’unica risposta sensata che si poteva dare.

Già, perché gli altri sindaci, a Bologna, Roma e altrove, che celebravano le unioni gay scavalcando lo Stato non erano e non sono paladini dei diritti civili e dei temi etici, ma semplici populisti che hanno fatto e continuano a fare demagogia spiccia, andando al di là dei loro poteri.
Non c’è ancora una legge dello Stato.