Si chiamava Giovanni Falcone. Era un giudice che aveva scelto di non abbassare lo sguardo davanti alla mafia. Ma di guardarla dritto negli occhi e di combatterla. A fatti, soprattutto, ma anche a parole. Poche, a dire la verità, le frasi celebri che si conoscono del magistrato ucciso nella strage di Capaci del 23 maggio 1992. Sono pensieri che entrano dentro. E ci rimangono: oggi, come 24 anni fa. L’ha detto lui stesso: “Gli uomini passano, le idee restano”.
LE FRASI
“Che le cose siano così, non vuol dire che debbano andare così. Solo che, quando si tratta di rimboccarsi le maniche e incominciare a cambiare, vi è un prezzo da pagare, ed è allora che la stragrande maggioranza preferisce lamentarsi piuttosto che fare”.
“Gli uomini passano, le idee restano. Restano le loro tensioni morali e continueranno a camminare sulle gambe di altri uomini.2
“La mafia, lo ripeto ancora una volta, non è un cancro proliferato per caso su un tessuto sano. Vive in perfetta simbiosi con la miriade di protettori, complici, informatori, debitori di ogni tipo, grandi e piccoli maestri cantori, gente intimidita o ricattata che appartiene a tutti gli strati della società. Questo è il terreno di coltura di Cosa Nostra con tutto quello che comporta di implicazioni dirette o indirette, consapevoli o no, volontarie o obbligate, che spesso godono del consenso della popolazione”.
(dal saggio ‘Cose di Casa nostra’)
“È tutto teatro. Quando la mafia lo deciderà, mi ammazzerà lo stesso”