Hai lavorato una vita per la buonuscita? La beffa: ABOLITA! ECCO COSA HANNO COMBINATO!

Che le pensioni delle generazioni di lavoratori più giovani siano lontane nel tempo e certamente non ricche non è una novità: purtroppo, però, in questi giorni è emersa la reale situazione previdenziale futura, che risulta di una gravità ben maggiore rispetto a quanto sinora prospettato.

La maggior parte dei futuri assegni di pensione, difatti, arriverà intorno ai 75 anni ed i trattamenti saranno non molto più alti dell’assegno sociale: uno scenario drammatico al quale si deve rimediare sin da ora, perché non si verifichi.

Ma come rimediare, dal momento che causa già enormi difficoltà il sistema pensionistico attuale, con i rigidi requisiti imposti dalla Legge Fornero?

La risposta risiede nel Tfr: la liquidazione spettante ai lavoratori, dapprima usata come ”jolly” in busta paga per dare liquidità in più ai dipendenti, ora dovrebbe essere utilizzata in senso contrario, cioè per dare liquidità al sistema previdenziale ed evitare un futuro catastrofico, senza che vengano stanziate risorse pubbliche. È attualmente allo studio del Governo, difatti, la possibilità di rendere la destinazione del TFR ai fondi di previdenza complementari non più una facoltà, ma un obbligo.

Tfr: a quanto ammonta
Il Tfr (trattamento di fine rapporto), meglio conosciuto come liquidazione, ammonta all’incirca all’importo di uno stipendio per ogni anno di lavoro.

Per determinarne l’ammontare, semplificando a grandi linee, bisogna dividere quanto erogato al dipendente durante l’anno per 13,5 e sottrarre lo 0,5% dell’imponibile, che serve per alimentare il fondo di garanzia dell’Inps: in pratica ogni anno si deve accantonare il 6,91% della retribuzione.