Un giovane immigrato, dall’accento ed aspetto tipico dei popoli dell’Africa sub sahariana, alla domanda della giornalista Rai si dice “incazzato, troppo incazzato” dopo la tragedia di San Ferdinando. Poi urla al microfono: “Questi fatti succedono solo in Italia”. Ed in effetti ha ragione: infatti nelle altre nazioni quelli come lui, che non fuggono da guerre o da altre tragedie umanitarie, ma solo dalla disoccupazione, non li fanno neanche entrare. Non entrerebbe in Francia, o in Gran Bretagna, o in Austria, o in Spagna.
Ma anche fuori dall’Europa, in USA o in Canada, o in Australia, se lo potrebbero sognare lui e gli altri giovani del Mali, o della Costa d’Avorio, o del Senegal di trovare ospitalità. E non perché i francesi o gli inglesi, gli americani o gli australiani sono dei perfidi xenofobi, ma semplicemente perché gli accordi ed i trattati internazionali garantiscono l’asilo solo a chi fugge da tragedie umanitarie, non a chi decide di cercarsi lavoro dove gli pare. Questi Stati applicano il diritto internazionale.
Sono i nostri governanti a non applicare la legge, mettendo a repentaglio non solo la tranquillità, ma come si vede ogni giorno anche l’incolumità dei propri cittadini, costretti a vedere circolare per le proprie strade buoni e cattivi migranti, gente onesta e spacciatori incalliti, buone persone e ladri senza scrupoli, persone con la testa a posto e squilibrati come quello che oggi ha tentato di uccidere il carabiniere che lo invitava a calmarsi.
Questa volta la ricostruzione dei tragici fatti avvenuti oggi nella tendopoli di San Ferdinando, in Calabria, per fortuna del nostro appuntato dei carabinieri, pare non lasci ombra a dubbi: i militari dell’Arma si erano portati presso l’accampamento di San Ferdinando chiamati, dagli stessi migranti, per sedare una violenta lite tra due immigrati, per un presunto furto subito da uno di loro, lite che sembrava potesse avere un esito tragico.
I carabinieri al loro arrivo hanno tentato di separare i due litiganti e di sedare gli animi; ma dopo essere stato separato dall’altro litigante uno dei due, l’immigrato del Mali Sekine Traore, di 27 anni, ha riversato la sua ira folle verso uno dei due carabinieri intervenuti, e armato di un coltello ha inferto un primo fendente al carabiniere, che è riuscito quasi a schivarlo, poi ha sferrato un secondo fendente che sicuramente mirava alla gola del carabiniere, e che per la prontezza di riflessi del militare lo ha invece colpito al volto, vicino ad un occhio, con l’immigrato irrefrenabile dai presenti che si accingeva a sferrare un terzo fendente che sicuramente avrebbe messo in pericolo la vita del carabiniere.
L’appuntato a questo punto si è visto costretto ad estrarre la pistola d’ordinanza ed a sparare un colpo di pistola, che purtroppo ha attinto all’addome il maliano uccidendolo sul colpo.