«Ci siamo conosciuti ai giardini pubblici alla Spezia. Ci vedevamo spesso, quasi ogni giorno. Non mi aveva detto che era malato di Aids, me lo aveva nascosto. Io non ho più un futuro a causa sua. Mi ha rovinato. Mia moglie mi ha lasciato e miei figli non mi vogliono più vedere». Parla con un filo di voce per l’imbarazzo, davanti a un’aula di tribunale gremita. L’uomo ha poco più di cinquant’anni e lavora da una vita sui pescherecci.
Nel 2012 ha scoperto di aver contratto l’Hiv. Gli è crollato il mondo addosso ma ha subito individuato il colpevole. «Non ho mai avuto dubbi. Fino a quarantacinque anni non avevo mai avuto una relazione omosessuale. E’ stata la prima volta con lui. Può essere stato soltanto lui a infettarmi».
Indica l’uomo al banco degli imputati. E’ stato il suo partner per almeno dieci anni e ora è accusato di lesioni aggravate per aver consumato «ripetuti rapporti sessuali con la vittima pur sapendo di essere affetto da virus Hiv». Il pescatore si era trasferito dalla Sicilia alla Liguria nel 2002 perché aveva trovato un impiego ben pagato.
Racconta di aver incontrato il partner, 51 anni, residente alla Spezia, per puro caso. «Mi ha convinto e mi ha portato a casa sua. E’ stata la prima volta per me tanto che non ritengo di essere omosessuale», ha dichiarato davanti al pubblico ministero Manuela Pagotto e al giudice Stefano Vita. La vittima poi ha dovuto rispondere a domande sulle abitudini sessuali dell’imputato.
«Facevamo sesso in un modo molto strano. Utilizzando mani e anche degli attrezzi». La deposizione è durata almeno un’ora. Non sono mancati i momenti di tensione. Le domande più imbarazzanti sono state poste dal difensore del cinquantenne spezzino, l’avvocato Alessandro Pontremoli.