Casapound vince la battaglia legale contro la figlia di Ezra Pound. Il tribunale di Roma ha stabilito che l’associazione politico-culturale ha diritto di chiamarsi così. Addirittura, è l’unico soggetto titolato a portare quel nome. Non la pensava così la figlia di Ezra, Mary de Rachewiltz, la quale non voleva che l’associazione usasse il nome del padre. Secondo il giudice Daniela Bianchini, però, «il nome Casapound è diverso e autonomo rispetto al nome Ezra Pound». La figlia, inoltre, non può neppure sentirsi danneggiata dall’accostamento, perché «l’associazione in quanto tale opera in modo del tutto legittimo», «né ha in alcun modo legittimato l’uso della violenza sotto il nome del poeta Pound». Il giudice si è basato su una nota del ministero dell’Interno sulle attività di Casapound Italia. La figlia di Ezra Pound aveva invece fatto riferimento a fatti di cronaca considerati ininfluenti dal tribunale.