Si riprende a scavare a Casal di Principe, nel Casertano, cuore della Terra dei fuochi. Si riprende a scavare e, puntuali, ritornano alla luce i rifiuti e i fanghi industriali ivi occultati da un ventennio.
Il vecchio camorrista, poi collaboratore di giustizia, Carmine Schiavone li aveva indicati bene quei luoghi, oggi a ridosso delle case. Roberto Mancini, l’eroico poliziotto in servizio in quelle zone quei siti li aveva poi cercati e individuati. Correva l’anno 1996. Chissà perché le dichiarazioni di Schiavone furono secretate e l’informativa di Mancini archiviata. Chissà perché. Alle dichiarazioni di Schiavone si sono aggiunte in questi anni quelli di altri pentiti della camorra.
Intanto nelle nostre terre si continua a morire. Di cancro. Di leucemia. E sono sempre di più coloro che vengono colpiti in giovanissima età.
Che ci sia qualcosa che non va è chiaro a tutti. Che cosa stia veramente accadendo non spetta a noi dirlo ma alle legittime autorità politiche e sanitarie. «Padre, stamane quel brutto male ha fatto un’altra vittima: una ragazza di 21 anni, Enza Esposito. Preghiamo per i genitori che sono distrutti», mi scrive una ragazza da Frattamaggiore. Quel “ brutto male” in questo caso è la leucemia. Altre volte è il cancro. Ma nessuno ha più il coraggio di chiamarli per nome, questi orribili mostriciattoli.
Oltre il danno dobbiamo sopportare la beffa di chi dice che non è vero. Che non c’è correlazione tra i rifiuti industriali interrati o dati alle fiamme nelle campagne e queste patologie che stanno decimando un popolo. Non ci sono prove scientifiche. Come se l’onere della prova spettasse al popolo e non allo Stato. Se non ci sono studi scientifici la colpa non è certo delle povere vittime.
Dieci giorni fa a volare in cielo furono due nostri cari amici: don Marco, sacerdote trentacinquenne e Nicola, ministro straordinario della Comunione, trentenne. I nostri cimiteri sono strapieni di tombe con i fiori bianchi. La nostra gente è stanca. Stanca e sfiduciata. Stanca e arrabbiata. Ma nonostante tutto, ancora crede che lo Stato possa e debba intervenire. Ancora nutre fiducia che questa voragine possa essere arginata. Se non per se stessi, almeno per le future generazioni.