“Indietro non si torna”. E’ il premier in persona, David Cameron, a giocare l’ultima carta per impedire alla Gran Bretagna di uscire dall’Ue. Proprio lui, che è stato il promotore del referendum e per questo si è meritato la recente ramanzina di Mario Monti, che in un’intervista molto cliccata l’ha addirittura accusato di “aver rovinato il lavoro di una generazione di europei” e, udite udite, “aver abusato della democrazia”.
Già, perché un referendum per far decidere ai cittadini se restare o meno all’interno dell’Unione Europea crea “un pericoloso precedente”. Dopo la Gran Bretagna, altri Paesi potrebbero adottarlo.
La Grecia, ad esempio: è notizia proprio di oggi che un gruppo di intellettuali, personalità varie e anche partiti greci abbia inviato una lettera aperta al popolo britannico, invitandolo a votare per uscire dall’UE e “fare vincere la democrazia”. Per i greci, il referendum inglese apre quindi una finestra d’opportunità.
Perché non si dovrebbe adottare un referendum?
E soprattutto, perché, nel caso, non si dovrebbe rispettare la volontà popolare?
David Cameron però ci ha ripensato. Si è pentito del referendum ed ora prova a giocare la stessa carta già usata in occasione del referendum per l’indipendenza scozzese. Convincere gli elettori che “indietro non si torna”. Se ci separiamo, sarà per sempre. Così aveva detto agli scozzesi pochi giorni prima del voto. E vinsero i no. La Scozia decise di rimanere regione della Gran Bretagna.
Oggi Cameron rilancia: ‘”In caso di vittoria della Brexit, l’economia sarebbe appesa a un filo con il commercio e gli investimenti in sofferenza. Una probabile recessione che lascerebbe il Regno Unito ancora più povero. Se non siete sicuri, non correte il rischio. Se dovessimo uscire dall’Ue, e questo si rivelerebbe subito un grosso errore, non ci sarebbero un modo di tornare indietro, di cambiare le nostre menti e avere un altro voto. Questo è tutto”.