Bernardo Provenzano, addio a un sanguinario criminale

Zio Binu, Bernardo Provenzano, è stato un mafioso e un criminale di rara ferocia e crudeltà. La sua storia è eloquente e insindacabile, ma è anche la storia di un ignorante sgrammaticato che riesce a salire fino ai vertici di Cosa Nostra, diventando il braccio destro di Totò Riina, boss dei corleonesi e capo dei capi.
I corleonesi, che avevano sfidato lo Stato e volevano conquistare prima la Sicilia, riuscendoci in parte, poi l’Italia e il mondo. Si sono allargati troppo e, come dice la saggezza popolare, chi troppo vuole nulla stringe.
Hanno ottenuto risultati con il terrore, la cattiveria, più che con le abilità e il senso degli affari. Non erano criminali freddi, calcolatori e in gamba, ma killer spietati che eliminavano fisicamente gli avversari.
Bernardo Provenzano era così e oggi non nuove più.
La sua morte appare come una liberazione, ma è anche occasione di esultanze e anatemi poco coerenti con ciò che è accaduto quando era in vita e soprattutto pericoloso. Provenzano oggi viene dileggiato, ma in pochi hanno avuto il coraggio di combatterlo quando non era vecchio, malato e soprattutto incarcerato in regime di 41 bis. Se l’avessero fatto tutti, la sua carriera da mafioso sarebbe stata brevissima.