Cosa c’entra la giostra di potere delle partecipate con la crisi dei 5 stelle a Roma

Passa Ferragosto, il 18 agosto la giunta delibera la nomina di un nuovo direttore generale all’Ama. La raccolta dei rifiuti in città è un disastro, si è tentata l’operazione immagine ripulendo durante Ferragosto e postando le immagini sui social, ma le vacanze stanno finendo, tra un po’ i romani rientreranno dalle ferie e si prepara il festival dei sorci nei cassonetti. Minenna piazza un altro suo uomo, stavolta in compartecipazione con l’assessore Muraro (finita nella bufera per le consulenze all’Ama). La mossa mette l’amministratore unico di Ama, Stefano Solidoro, nominato solo qualche settimana prima (il 4 agosto) in una situazione imbarazzante. Chi comanda? Il dominus è Minenna, ma il sindaco è sempre più sotto pressione, un enigma vivente che nasconde il nulla dietro il sorriso, sempre più tirato. L’assessore al Bilancio va avanti come un rullo compressore, le società partecipate diventano una giostra medievale a 5stelle. Il 24 agosto Minenna parte alla carica, ha in tasca uno schema di riassetto complessivo delle aziende, il modello è quello già operativo con Ama e Atac, via il consiglio, gestione affidata a un amministratore unico e un direttore generale, riguarda trenta società, in scadenza subito ci sono Aequa Roma, Zètema, Roma Metropolitane, Roma Servizi per la Mobilità, Risorse per Roma Spa. Minenna ha lavorato al provvedimento insieme al capo di gabinetto Carla Romana Raineri, tutto è pronto, ma il 24 agosto la giunta non approva il disegno della nuova governance delle partecipate. Stop. Minenna va sotto. La Raineri barcolla. Il giochino pentastellato s’è rotto, nell’ingranaggio c’è un sasso che blocca tutto, è il patatrac della giunta, è la guerra sulle partecipate di Roma Capitale. L’Anac il 31 agosto cala la scure sulla nomina della Raineri, la Raggi sospira, si libera di un suo errore politico (la Raineri obbedisce alla legge, non alla politica) e la spinge giù dalla torre (ma lei si è dimessa prima e le ragioni prima o poi saranno chiare), Minenna capisce che non è aria, il bersaglio è lui e si dimette, con lui escono anche i vertici di Ama e Atac. L’amministrazione capitolina è decimata, piovono curricula di aspiranti assessori e candidature di nuovi manager. Raggi convoca una riunione della giunta in Campidoglio, bisogna rifare tutto. Il gioco dell’oca degli assessori e delle società partecipate riprenderà presto. Asso. Picche. E’ il poker dei 5stelle. Di Maio sospira: “E’ Virginia, il sindaco…”. Cadrà lei, non lui.

fonte IlFoglio

4 settembre 2016