Una donna, forse di origine birmana, è stata decapitata in mezzo ad una strada di La Mecca, in Arabia Saudita per aver ucciso la figliastra di sei anni. La macabra esecuzione sarebbe stata filmata e poi postata in rete. Il video, però, come raccontano i media internazionali, è stato rimosso dal web dopo poche ore, come riporta il DailyMail.
Il carnefice con due colpi ha tagliato la testa di Layla figlia di Abdul Mutaleb Bassim, dopo averla accusata di aver picchiato e violentato la bambina con un manico di scopa.
L’accaduto ha indignato il Paese, non, però, per la pena inflitta a Layla, nemmeno per l’esecuzione avvenuta in pubblico. I Sauditi, piuttosto, sono insorti per la pubblicazione del video in rete, dove anche la famiglia della donna avrebbe potuto vederlo. I media, adesso, scrivono che le autorità avrebbero arrestato qualcuno con l’accusa di aver filmato la decapitazione.
“Non l’ho uccisa. Non c’è altro Dio che Dio. Non l’ho uccisa. Questa è un’ingiustizia”, grida Layla, come il video riporta, vestita di nero e inginocchiata per terra, circondata dagli agenti. Il boia, vestito di bianco, la costringe a sdraiarsi. La donna ha continuato a gridare di non essere un’omicida, prima di ricevere il primo colpo, che non risulta sufficiente a decapitarla. Subito dopo, qualcun’altro legge ad alta voce i motivi della condanna, come vuole la prassi per le esecuzioni che avvengono in questi Paesi.
Poco chiare le informazioni relative al paese d’origine della donna. Forse di origine birmana, della piccola comunità musulmana di Rohingya, una delle minoranze più perseguitate, secondo le Nazioni Unite.