Dieci i casi di intossicati nella sola provincia di Perugia. Gli esperti: troppa improvvisazione, serve un consumo più consapevole
In Umbria è allarme da intossicazione da funghi. Negli ultimi giorni – come informa una nota dell’azienda Ospedaliera di Perugia – si sono registrati 10 casi che hanno richiesto il ricorso alle cure dei sanitari della struttura complessa di Medicina del Lavoro, Malattie Respiratorie e Tossicologia Professionale e Ambientale. Tra questi, i componenti di una famiglia della periferia di Perugia (un bambino ed i genitori) i ricoverati e dimessi ad inizio di settimana, dopo le cure del caso.
Diversi i casi di intossicazione documentati dai medici: tra loro un impiegato di 50 anni e una badante extracomunitaria che aveva mangiato funghi in casa della donna che assiste.
L’ultimo caso è di ieri giovedì 3 novembre: tre persone della zona del Trasimeno con sindrome gastrointestinale ad insorgenza tardiva, che e hanno ingerito funghi non controllati. Fortunatamente si è trattato nella maggioranza dei casi di patologie gastrointestinali, ad insorgenza precoce; solo in un caso le terapie sono state invece più complesse con insorgenza di nausea, vomito e diarrea profusa.
Le condizioni degli ultimi tre casi da intossicazione – due coniugi ed un ospite che sembra abbia raccolto i funghi – sono stazionarie; per loro prosegue il trattamento come da protocollo per sindromi tardive (Amanita) che prevede lavanda gastrica, idratazione, somministrazione di carbone attivo e stretta sorveglianza dei parametri di laboratorio, soprattutto per quelli relativi alla tossicità a carico del fegato.