È evidente che Renzi, tramite il suo delegato a capo del Governo Gentiloni, non ha resistito alla rabbia che gli hanno fatto alcune constatazioni sul voto referendario, ed ha voluto consumare subito le prime vendette. E tra queste, una delle prime in ordine di rabbia è certamente quella contro il Family day, che sin dal gennaio scorso srotolò al Circo Massimo a Roma, davanti a due milioni di partecipanti, un enorme striscione dove c’era scritto “Renzi Ci Ricorderemo!”.
Gli organizzatori del Family day si riferivano al fatto che stava per essere approvata la legge sulle unioni civili, senza che Renzi – sedicente cattolico – avesse mai ascoltato le ragioni di quella piazza di popolo. E quella promessa è stata ampiamente mantenuta da quel popolo, che è stato tra i più attivi sostenitori delle ragioni del No al referendum firmato Renzi e Boschi.
Ora Renzi si è voluto togliere il sassolino dalla scarpa, e siccome lo slogan principale del Family day era stato “Fuori il gender dalla scuola!”, ecco che l’unico ministro “fatto fuori” dal vecchio governo Renzi, la Giannini all’istruzione, è stato sostituito con la peggiore ed accanita sostenitrice proprio delle teorie gender da inoculare come un veleno ai nostri figli, la senatrice Valeria Fedeli.
Infatti, come giustamente ci ricorda il giornale online La Nuova bussola quotidiana, la senatrice Pd è la prima firmataria del Disegno di legge n. 1680 dal titolo “Introduzione dell’educazione di genere e della prospettiva di genere nelle attività e nei materiali didattici delle scuole del sistema nazionale di istruzione e nelle università” del 18 novembre 2014.
In esso si legge che occorre “superare gli stereotipi di genere” e puntare sulla “promozione del rispetto delle identità di genere”, soprattutto intervenendo nei contenuti dei libri di testo. A tal proposito il Ddl richiama all’art. 5 il progetto Polite teso a diffondere, tra l’altro, tra i bambini racconti e fiabe che promuovono l’omosessualità.
Un ddl che a prima vista si presenta, falsamente, come di valorizzazione del ruolo della donna nella società e la tutela del principio di uguaglianza al di là delle differenze di sesso. Ma l’apparenza inganna, infatti nella Relazione introduttiva all’articolato di legge si può leggere che relativamente ai giovani è necessario «incoraggiarli a intraprendere percorsi di studi e professionali superando visioni tradizionali che tendano a individuarli come tipicamente “maschili” o “femminili”».