E dunque Giuseppe Sala, il sindaco di Milano, è indagato in qualità di ex amministratore delegato e ex commissario unico di Expo, nell’ambito di un’indagine sulla gara d’appalto più rilevante dal punto di vista economico dell’Esposizione Universale. Ad indagarlo è la Procura generale milanese che ha letteralmente tolto di mano il fascicolo ai pm, esercitando un potere previsto dalla legge. Il sostituto procuratore generale Felice Isnardi ha chiesto al gip Lucio Marcantonio di potere andare avanti negli accertamenti per altri 6 mesi e, contestualmente, ha iscritto nuovi nomi nel registro delle notizie di reato. Tra questi nomi, quello più importante è proprio Beppe Sala, il sindaco.
Non entriamo nel merito della vicenda, d’altra parte non lo fa nemmeno il diretto interessato limitandosi a rivelare di non avere “la benché minima idea delle ipotesi investigative”.
In realtà, la notizia di Sala indagato circolava già da tempo, in parallelo con quella dell’assessore Muraro a Roma, in una eterna faida tra Pd e Movimento 5 Stelle. Destino vuole che il giorno successivo a quello dell’avviso di garanzia all’assessore Muraro, con conseguenti dimissioni, arrivi la notizia di Beppe Sala indagato.
La lotta tra Pd e Movimento 5 Stelle diventa quindi serrata. Difficile, però, rinfacciarsi la reciproca onestà o disonestà quando i propri assessori o sindaci sono indagati. L’arma giustizialista dei due partiti rimane spuntata e allora si adotta una diversa strategia: le dimissioni in caso di avviso di garanzia o di notizie trapelate su indagini a proprio carico. Questa è stata la scelta di Muraro, che ora può permettere ai grillini di rinfacciare ai nemici del Pd: “il nostro assessore si è dimesso, il vostro sindaco No, eppure sono entrambi indagati”.
E qui entra in campo Giuseppe Sala, che per non scontentare i manettari ha subito annunciato l’intenzione di autosospendersi, “Determinazione che formalizzerò nelle mani del Prefetto di Milano” ha promesso Sala, che ha commentato la notizia delle indagini a suo carico con queste parole: “Apprendo da fonti giornalistiche che sarei iscritto nel registro degli indagati nell’ambito dell’inchiesta sulla piastra Expo. Pur non avendo la benché minima idea delle ipotesi investigative, ho deciso di autosospendermi dalla carica di sindaco”.
Nella corsa giustizialista perdono entrambi, Pd e Movimento 5 Stelle, perché dimissioni e autosospensioni concedono semplicemente ai magistrati un potere pressoché illimitato: quello di far cadere assessori o addirittura sindaci o giunte con semplici indagini o avvisi di garanzia, che potrebbero concludersi anche con una archiviazione quasi immediata.
Sicuramente, nella gara di ipocrisia giustizialista vince Sala, essendo l’autosospensione praticamente inutile: Sala resta in sella, la giunta non cade, non ci sarà alcun commissariamento. Semplicemente, il vicesindaco dovrà lavorare un po’ di più.
Quali sono le intenzioni di Sala? Quanto durerà l’autosospensione? Questo non è dato sapere. Così come non è dato sapere se Sala deciderà di proseguire su questa linea, optando per le dimissioni in caso di rinvio a giudizio.
I milanesi, senz’altro, ringraziano.
Riccardo Ghezzi
Milano, 17/12/2016