Ancora una volta un attentato terroristico contro innocenti, in un Paese cristiano occidentale, è stato portato a termine da infami e vili terroristi musulmani, vista la rivendicazione da parte dell’Isis.
Ma la strage di Berlino, prima ancora dell’individuazione dell’esecutore materiale, dobbiamo rendere onore ad un eroe, il 37nne autista polacco del mezzo dirottato sulla folla inerme, il cui nome era Lukasz Urban. Un nome da ricordare, come quello di tutti gli eroi, perché il suo lottare strenuamente contro l’attentatore per tentare si fermare il Tir lanciato contro la folla del mercatino di Berlino probabilmente ha fatto sì che il bilancio delle vittime si fermasse a 12 morti e non raggiungesse le cifre spaventose dell’identico attentato di Nizza.
Lukasz infatti «avrebbe lottato fino all’ultimo» con l’attentatore e sarebbe stato «ancora in vita, nella cabina, al momento in cui il mezzo ha investito la folla». Sul suo corpo sono state ritrovate diverse «ferite da taglio». Lo rivela il quotidiano tedesco Bild, citando fonti investigative.
«Ci deve essere stata una lotta», dice uno degli inquirenti ai giornalisti. Il terrorista «ha colpito più volte con un coltello» il 37enne polacco cui aveva rubato il Tir, il quale «si sarebbe aggrappato al volante» cercando di deviare il veicolo. Quando il tir si è fermato, l’attentatore avrebbe ucciso l’autista con tre colpi di pistola e sarebbe scappato, conclude la Bild.
Lukasz quindi ha lottato come un leone a mani nude con l’attentatore, nonostante questi gli avesse inferto diverse coltellate, ed è anche riuscito a prendergli il volante del mezzo per deviarlo contro un muro ed impedire così il proseguire della strage, e ci son voluti tre colpi di pistola per fermarlo. Dopo di che, però, l’attentatore non ha potuto fare altro che scappare via.
Non possiamo che rendere omaggio commossi a Lukasz Urban, questo eroe polacco che ha sacrificato la sua ancor giovane vita di padre di famiglia immolandosi nel tentativo di fermare la furia omicida e stragista di un islamista.