Abbiamo sentito dire tutti nella vita, almeno una volta, il detto: “Essere come la moglie di Cesare”, che significa essere una persona al di sopra di ogni sospetto, non dare adito a chiacchiere in particolare per quanto riguarda onestà e moralità. Per essere chiari, si dice metaforicamente che la moglie di Cesare, cioè dell’imperatore, non deve solo “essere” onesta”, ma deve anche “apparire” onesta.
Il detto si riallaccia a un episodio della vita di Giulio Cesare, narrato da Svetonio nel suo “Vita di dodici Cesari”, secondo il quale egli avrebbe ripudiato la moglie Pompea dopo avere scoperto che Clodio, approfittando di una festa, si era introdotto in abiti femminili nella sua casa per incontrarla. Al processo di divorzio Cesare affermò di non sapere nulla dell’episodio, e quando gli venne domandato per quale motivo volesse allora ripudiare Pompea, rispose: “Perché credo che la moglie di Cesare non debba essere neppure toccata da un sospetto”.
È un gran privilegio essere la moglie dell’imperatore, infatti, ma è un privilegio che costa sacrifici oltre la normalità, anche in termini di cautela, di prudenza, di intangibilità. Solo il fato, il destino, l’imponderabile può causare qualcosa che tocchi la “verginità di stato” della moglie di Cesare. Qualsiasi altra cosa non è tollerabile.
Oggi è successo qualcosa che mi ha fatto ricordare questo antichissimo modo di dire.
Stamane, infatti, il giornale Il Fatto quotidiano ha pubblicato una incredibile notizia che mi ha letteralmente fatto sobbalzare sulla sedia: «Il comandante generale dei Carabinieri Tullio Del Sette è indagato per favoreggiamento e rivelazione del segreto istruttorio nell’ambito dell’inchiesta sugli appalti Consip che lambisce il cosiddetto ‘Giglio Magico’ e il padre del leader del Pd, Tiziano Renzi, che non è indagato ma il cui nome è tirato in ballo nelle carte».
Immagino che questa notizia abbia lasciato basiti tutti gli italiani, abituati a non meravigliarsi della disonestà di membri delle istituzioni a qualsiasi livello, ma che ancora hanno dei punti di riferimento irremovibili nella loro considerazione. E, come conferma il “Rapporto Italia 2016” dell’Eurispes, tra tutte le istituzioni quella in cui più è riposta la fiducia dei cittadini italiani è proprio l’Arma dei Carabinieri, con oltre il 74% di consensi.
Immagino quindi lo sconcerto che questa cruda notizia, peraltro ancora non confermata dalle Procure, ha seminato tra gli italiani.