Giuliano Tavaroli, ex brigadiere dei Carabinieri, è stato responsabile sicurezza della Pirelli e della Telecom. E’ uno dei massimi esperti di sicurezza on line in Italia. In questa intervista esclusiva ci parla degli attuali scandali di spionaggio on line, in Italia e Usa. A parere di Tavaroli, dietro ci sarebbe il mercato internazionale delle informazioni politiche ed economiche. E l’Italia non è adeguatamente attrezzata per proteggersi.
Dottor Tavaroli, l’argomento del giorno è lo spionaggio on line subito da esponenti politici come Draghi, Renzi, Capezzone. Che idea si è fatto?
E’ ancora presto per comprendere motivazioni e finalità delle attività fatte emergere dalle indagini. Se dovessi però azzardare una ipotesi guarderei al fiorente mercato internazionale delle informazioni politiche ed economiche.
Quali errori sono stati commessi in Italia e nel mondo in fase di prevenzione nei confronti dell’hackeraggio?
In generale nessuno sfugge alla vulnerabilità del nostro mondo digitale. L’hacking del partito democratico Usa, che è diventato un caso di politica internazionale, e tutti i vari fatti di cronaca che si sono affastellati nel recente passato denunciano una pericolosa mancanza di cultura, attenzione e risorse per migliorare la sicurezza di tutti.
Il mercato dei servizi procede molto più velocemente rispetto alle nostre saltuarie preoccupazioni.
L’Italia è un paese sicuro per quanto riguarda le informazioni che circolano on line?
No. Purtroppo la mia impressione è che il nostro paese sia perdendo questa competizione o “guerra”.
Investiamo poco per mancanza di risorse o di cultura?
In entrambi i casi stiamo perdendo terreno rispetto alle altre potenze economiche ed industriali: Cina, Usa, UK, Francia, Germania.
Altro caso del momento è lo scandalo degli hacker russi. Che idea si è fatto?
Un’azione di spionaggio ed intrusione informatica di portata enorme, come dicevo prima. Perpetrata in due diversi momenti e da due distinti gruppi di hacker russi. Informazioni rese pubbliche da Wikileaks.
Ormai sono moltissimi i casi in cui informazioni raccolte con mezzi illegali vengono “pubblicate” da siti come Wikileaks o da sindacati di giornalisti. Questo è un fenomeno che sta cambiando la comunicazione ed il controllo che i cittadini posso svolgere sulla politica tramite la rete.
Ritiene plausibile che hacker di un Paese straniero possano condizionare le elezioni di un paese come gli Usa?
Difficile valutare il reale impatto della diffusione delle notizie rubate sulla formazione della scelta elettorale dei cittadini. E’evidente che la Rete in tutte le sue declinazioni legittime o meno stia svolgendo un ruolo chiave in qualsiasi elezione politica.
Riccardo Ghezzi
Roma, 13/1/2017