L’ultimo atto di Barack Obama, presidente degli Usa, è stata la grazia alla talpa di Wikileaks Chelsea Manning, forse sperando che Julian Assange si consegnasse. Non è andata così. E’ il fallimento finale del peggior presidente Usa della storia, che sarà ricordato per i disastri in politica estera ma anche per l’iperattività nell’ultima parte di suo mandato.
Da quando è stato eletto il rivale Donald Trump, infatti, Obama anziché optare per una corretta inattività in attesa del passaggio ufficiale di consegne ha, in ordine: imposto all’ambasciatore Usa in Onu a non porre il veto su una risoluzione contro Israele, cacciato dei diplomatici russi per lo scandalo gonfiato degli hacker, deciso lo stop all’accoglienza dei profughi cubani. Tutti provvedimenti volti a mettere in difficoltà il successore Trump, per vendetta e dispetto. O, peggio ancora, decisioni che Obama avrebbe voluto prendere da tempo ma non ha mai avuto il coraggio di farlo, preferendo il momento dell’addio.
E’ finita. Oggi, 20 gennaio, è la data del passaggio di consegne ufficiali. Donald Trump subentra definitivamente a Barack Obama. Non sappiamo come sarà, perché anche il presidente eletto repubblicano palesa alcuni incoerenze da verificare, soprattutto nella gestione dei rapporti con Putin e con la Russia. Sicuramente, però, al di là di tutto ciò che potrà fare e farà Donald Trump, di una cosa siamo sicuri: è finita l’era Obama.
Non tornerà mai più.
Ed è, questa, una buona notizia non solo per gli Stati Uniti d’America ma anche per il mondo intero. Ora bisogna far lavorare il successore, già contestato dai livorosi e rancorosi liberal americani, i cosiddetti “democratici”. Ogni mondo è paese: anche in Usa, i progressisti e democratici, le “anime belle” insomma, hanno le stesse cattive abitudini e gli stessi difetti di quelli oltre oceano.
Ma, come disse Sgarbi: “Attaccatevi al Trump”. Oggi più che mai, da oggi più che mai.
Riccardo Ghezzi
Roma, 21/1/2017