Nadia, operatrice uccisa a coltellate. L’arrestato “non ricorda” e ora vorrebbe “chiederle scusa”

L’uomo, marocchino di 54 anni, ha precedenti per maltrattamenti. I primi disagi manifestati poco dopo l’arrivo in Italia

Ha precedenti per avere maltrattato una donna e una condanna passata in giudicato il marocchino Abderrahim El Mouckhtari, 54 anni, che l’altro giorno ha inferto 15 coltellate in tutto il corpo a Nadia Pulvirenti, l’assistente psichiatrica che da due anni circa si occupava di lui e di altri pazienti all’interno di Cascina Clarabella a Iseo. I fatti risalgono al 1999, quando il nordafricano, da poco in Italia, ha iniziato a manifestare il proprio disagio psichico.

Dal 2007 è stato preso in carico dai servizi sociali e da allora risiede nella residenza protetta, dove ha seguito un lungo percorso che l’ha portato a essere inserito in un contesto abitativo interno alla struttura ma che gli concedeva autonomia. «Abderrahim El Mouckhtari è una persona riservata – spiega il dirigente del dipartimento di salute Mentale dell’Asst di Franciacorta Andrea Materzanini – in dieci anni non ha mai manifestato episodi di aggressività, tendenzialmente andava d’accordo con tutti, anche con Nadia». Ma come mai il marocchino in casa aveva un coltello da cucina potenzialmente pericoloso? «Questo fatto sarebbe potuto accadere ovunque – ha spiegato Andrea Materzanini – purtroppo la cronaca parla di eventi di sangue nelle case. Qualunque dato dimostra che le persone con problemi di salute mentale non commettono più reati rispetto a chi è normale. Non esistono protocolli che vietino cose potenzialmente pericolose. Tutto può diventare pericoloso. Noi accompagniamo i malati in un percorso di autonomia, anche cucinare fa parte di questo».