«A Castel Volturno, Bari/Ferrhotel, Foggia/ Ex Daunialat e presso i casolari della Capitanata e della Calabria, i siti sono privi di connessione alla rete idrica per l’acqua potabile. Desta sconcerto in particolare la mancata disponibilità di acqua a Bari in pieno centro, nei pressi della stazione ferroviaria e a Foggia. Il sito di Padova, di fronte alla zona centrale della Fiera, ha solo due bagni e l’unica doccia è a secchi nel giardino dell’edificio con tavole di legno. L’elettricità non è presente oltre che in tutti i siti rurali a Padova, Bari, Foggia e Castel Volturno. A Bari e a Padova si utilizzano generatori per alcune ore del giorno. Almeno tre centri in provincia di Foggia presentano situazioni critiche in merito alla mancata o parziale raccolta dei rifiuti e al loro smaltimento». «Le condizioni di vita sono inaccettabili si legge nel rapporto in metà dei siti non c’è acqua né luce, anche laddove sono presenti donne e bambini; l’accesso alle cure è limitato o manca del tutto: 1/3 dei rifugiati non è iscritto al Servizio sanitario, i 2/3 degli aventi diritto non ha accesso regolare al medico di medicina generale e al pediatra di libera scelta». Peggio delle favelas.
Roma, 5 marzo 2017
fonte ilGiornale