Gabrielli ha quasi chiesto scusa per i ritardi nell’attuazione del nuovo protocollo sanitario per i poliziotti: «Torno qua con l’affetto del ritorno nei luoghi da cui si è partiti, ma anche con l’angoscia di esserci tornato in occasione della morte di un collega, Diego Turra. In quella circostanza mi riproposi che il tema della sorveglianza sanitaria, il tema della salvaguardia della salute della mia gente era un imperativo categorico.
Lo stiamo facendo, è un percorso ovviamente non semplice. Stiamo cercando di farlo soprattutto con la condivisione di tutti perché questi sono temi prima che dispositivi culturali».
La tragedia di Turra aveva ispirato le nuove misure contenute nel protocollo che deve ancora essere messo a punto perché il percorso, ha sottolineato Gabrielli, è complesso: «Troppo spesso immaginiamo di essere indistruttibili, di poter pretendere dai nostri corpi tutto quello che non è naturalmente possibile e poi a un certo punto ci viene presentato il conto. E allora se questo può essere in qualche modo la debolezza di ognuno di noi, l’amministrazione ha la responsabilità di far sì che ciò non avvenga.