Però questo è un processo che deve necessariamente vedere la condivisione delle persone, delle organizzazioni sindacali, che sono giustamente preoccupate che alcune misure possano tradursi in una marginalizzazione, in un’esclusione. Poichè il mio obiettivo è solo quello della cura della nostra gente, ho accettato anche tempistiche magari non consone al mio `andare di corsa´, consapevole del fatto che queste sono scelte – ha concluso Gabrielli – quanto più condivise e quanto più necessariamente da condividere, e allora lo stiamo facendo affrontando tutti i problemi che un tipo di sorveglianza necessariamente implica».
Tornando sulle tensioni dovute alla presenza di migranti al confine (ultima in ordine di tempo la manifestazione di un centinaio di persone di sabato scorso), Gabrielli ha commentato: «La polizia italiana applica la legge e grazie alla nostra professionalità a Ventimiglia e a Ponte Chiasso siamo riusciti ad evitare le degenerazioni che ci sono state a Calais. Noi spesso siamo oggetto di critiche perché i problemi si vedono da angolature diverse.
C’è chi dice che siamo morbidi e chi afferma il contrario e chiede accoglienza per i migranti. Noi siamo nel mezzo. Ma quando sento critiche da una parte e dall’altra penso che siamo nel giusto».
Il Secolo XIX