Ha scelto proprio il 25 aprile, festa della Liberazione, per andare all’attacco ancora una volta dei social network. Il presidente della Camera Laura Boldrini, dopo aver già attaccato pesantemente il social network per le fake news che la riguardano, se la prende ora con le pagine che inneggiano a fascismo e nazismo. “In Italia non sono consentite manifestazioni fasciste né atti di apologia nei confronti del fascismo. Lo voglio ricordare oggi, anche perché l’Anpi ha prodotto una ricerca, in continuo aggiornamento, secondo la quale in Italia ci sono purtroppo circa 2.700 pagine Facebook legate all’estremismo di destra. 300 sono apertamente apologetiche. E questo rappresenta un pericolo reale perché, come sappiamo, Facebook è uno strumento molto frequentato dai giovani. Lo voglio dire chiaro e tondo: l’apologia di fascismo non può essere vietata in ogni circostanza, tranne che su Facebook. Non è tollerabile!”
Poi la Boldrini si è rivolta in un post direttamente al fondatore di Facebook: “#Zuckerberg cancelli pagine della vergogna. Apologia di #fascismo è vietata in #Italia e deve esserlo anche su #Facebook”. Ma la risposta ricevuta non le è piaciuta: “Rispondono dicendo che loro hanno regole e politiche di carattere internazionale e che, quando possono, tengono conto delle legislazioni nazionali. Ma il fascismo non è una semplice questione di leggi locali, come dicono loro. Il fascismo e il nazismo sono state grandi tragedie mondiali, che i popoli e le nazioni libere hanno sconfitto pagando prezzi altissimi”. E poi aggiunge: “Anche dagli Stati Uniti, che è il Paese in cui è nato Facebook, vennero migliaia di ragazzi in divisa a combattere per la libertà. Altro che fatto locale! E nessuno può ignorare che l’Olocausto resta la più grande tragedia, la più terribile creatura del nazifascismo. Non un singolo Paese, come può essere l’Italia, ma tutto il mondo moderno è frutto della sconfitta del nazifascismo. Con le Costituzioni democratiche, con la Dichiarazione Universale dei diritti umani, con le Nazioni Unite e l’Unione Europea. Questa memoria e questa consapevolezza dovrebbero quindi appartenere pienamente alla politica di Facebook, in ogni Paese del mondo!”.