Lividi improvvisi? Oltre alle contusioni, ci sono altre cause a cui prestare attenzione

Dopo un po’ le macchie, stavolta accompagnate da bolle, si ripresentarono. Tornai in ospedale e i medici decisero di sottopormi a quattro cicli di cortisone. Lo dico con parole mie: il primo blando, il secondo un po’ più forte, il terzo una bella schiacciata di acceleratore e il quarto… fortissimo. Del tipo: o va o non va. Non andò, ero avvilita.

Nel frattempo ero dimagrita, anche se mangiavo tantissimo. L’ematologo sospettò allora anche un problema tiroideo e mi spedì da un endocrinologo del Policlinico romano. Un’intuizione felice, perché una nuova visita specialistica e nuovi esami portarono alla luce dei noduli alla tiroide e una tiroidite autoimmune: il mio sistema di difesa sballato scagliava anticorpi pure contro la ghiandola.

Non bastava il crollo delle piastrine… Feci tanti altri esami e i medici presero una decisione drastica: asportare la tiroide. La prospettiva era di dover assumere a vita ormoni sintetici per sopperire alla mancanza della ghiandola, ma mi fidai e accettai.

Prima dell’intervento, affrontato nel gennaio del 2005, per tre mesi dovetti tenere dei tamponi al naso per bloccare le residue emorragie e per cinque mesi mi fu proibito di usare lo spazzolino da denti. Durante l’operazione i medici monitorarono il livello delle piastrine, per non farmi rischiare emorragie. Alla fine dell’intervento erano 80mila. E una settimana dopo salirono a 400mila.
Non so se dalla piastrinopenia sono guarita perché nel frattempo avevano fatto effetto le cure farmacologiche o perché la carenza era collegata alla tiroide in tilt. Il fatto è che l’incubo di finire dissanguata è finito. E io sono tornata a condurre una vita normale.

Fulvia Ceccaroni, 68 anni, Sabaudia (Latina)
(testimonianza raccolta da Claudio Gattuso)

Fonte: ok salute