Nell’abitazione del presunto capo della banda sono stati trovati i documenti di Giulio, quei documenti che, secondo una testimonianza, sono stati estratti dalla tasca dell’ufficiale Mahmud Hendy e messi lì per fornire l’ennesima non verità. Hendy che era in contatto con uno degli uomini della Polizia chiamato da Mohamed Abdallah per riprendersi il video in cui registrava di nascosto Giulio.
La procura di Roma e i nostri investigatori continuano ad incalzare e a imporre, per quanto possibile, il proprio ritmo investigativo per trovare i responsabili. «Non vogliamo una verità, ma la verità», spiega il generale Giuseppe Governale, a capo dei Ros. «La dobbiamo alla famiglia e a Giulio, un giovane italiano da cui tanti ragazzi dovrebbero prendere esempio per la straordinaria attitudine all’approfondimento e per la correttezza adamantina».
Un giovane pulito tradito dalla “miseria umana” Abdallah, ma forse anche da chi si diceva amico. Come Noura, che ha pianto a due passi dai genitori, nella cappella dell’ospedale italiano Umberto I al Cairo, mentre la mamma teneva a lungo le mani sopra a quel sacco bianco che copriva il corpo martoriato e il volto sfigurato. E che poi, nonostante le dichiarazioni di vicinanza alla famiglia, ha scelto di rimanere nell’ombra.