Sicurezza, dotazioni patacca agli agenti. Cantone boccia le gare del Viminale: “Prezzi gonfiati e scarsa trasparenza”

L’Anticorruzione ha pubblicato una delibera dell’8 giugno nella quale ricostruisce quattro procedure d’acquisto del Dipartimento della Pubblica Sicurezza del Viminale riscontrando per ciascuna una o più violazioni al codice degli appalti e alle annesse regole di trasparenza e concorrenza, nonché una rassegnazione alla logica del massimo ribasso che non garantisce certo prodotti e materiali di miglior qualità ma i più scadenti. Raffaele Cantone che la firma non lo scrive così esplicitamente, ma il rischio di partite fallate nasce da un “sistema” fallato.

Le urgenze finte per bypassare le gare
Tutto parte dalla concorrenza. Dal sospetto degli esclusi. Sulla base di alcune segnalazioni l’Anac ha iniziato a passare a raggi x le determine a contrarre del DPS. Ebbene dall’attività di vigilanza su quattro esposti emerge l’anomalo gonfiarsi dei prezzi, l’inadeguata programmazione della spesa, la mancanza di trasparenza, concorrenza e rotazione tra imprese che vengono invitate direttamente alle procedure negoziate dove spesso cambiano perfino i capitolati tecnici e di prezzo, in danno delle ditte che non avevano partecipato o erano state escluse. In alcuni casi non viene neppure esperita una ricognizione sul mercato per sapere se esistono sul mercato prodotti e materiali migliorativi allo stesso prezzo.