Sicurezza, dotazioni patacca agli agenti. Cantone boccia le gare del Viminale: “Prezzi gonfiati e scarsa trasparenza”

Il farwest delle forniture
La disamina di Cantone accende un faro anche sul farwest delle imprese che operano nella fornitura di equipaggiamenti e indumenti operativi. Alcune società vengono escluse per grossolane incongruenze tecniche e assenze di requisiti base per partecipare. E tuttavia, se la gara va deserta, vengono invitate a ritentare e magari si aggiudicano l’appalto. Del resto non c’è indagine di mercato, non viene utilizzata una lista di concorrenti formata con lo stesso criterio per garantire la più ampia partecipazione e una reale rispondenza tra le specifiche tecniche della fornitura e il relativo prezzo. L’unico criterio resta il prezzo più basso.

Esempi? Nella gara per 40mila cinturoni bandita a marzo 2016 si presentano sei aziende che via via vengono escluse o si autoescludono. Una non aveva la certificazione Uni9001:2008 (oggi si potrebbe richiedere quella aggiornata del 2015, ma è un dettaglio), una non ha integrato le informazioni, la terza era ammessa con riserva ed è stata esclusa perché sulla fondina aveva un marchio riconducibile a un’altra società che pure partecipava alla gara (sic) e per “difetto dei requisiti richiesti”. Nello stesso raggruppamento ce n’era una risultata “carente della licenzia prefettizia”: non aveva neppure il pedigree per oprare questo settore. Per fortuna c’è l’ultima, ma anche questa viene esclusa: la fondina che proponeva, messa alla prova, “ha evidenziato una sostanziale incompatibilità funzionale e operativa rispetto alla destinazione d’uso finale”. Escluse una dopo l’altra, l’amministrazione invia alle stesse società e a quelle che avevano mostrato interesse l’invito a una seconda procedura negoziata. Alla fine vince il fornitore bocciato per “sostanziale incompatibilità funzionale e operativa”, ma con un ribasso sul prezzo del 39,18%.