Sicurezza, dotazioni patacca agli agenti. Cantone boccia le gare del Viminale: “Prezzi gonfiati e scarsa trasparenza”


Quelli che sanno, che fanno?

Alcuni operatori, come in questo caso, denunciano all’Ana; altri si sfogano nell’anonimato: “Il nostro settore – racconta il titolare di una media impresa italiana – è specializzato quanto spregiudicato: alcune società riescono a condizionare in partenza le gare lavorando con gli uffici tecnici del Ministero che emettono capitolati con requisiti e specifiche tecniche tali da individuare un operatore specifico ed escludere gli altri. Altre si impongono in forza di prezzi molto aggressivi perché tramite joint venture con ditte estere si approvvigionano di materiale balistico che costa meno ma non ha la stessa qualità tecnica del capitolato: alle prove di collaudo portano materiali che soddisfano i requisiti, in fase di consegna portano prodotti più economici che arrivano dal Pakistan o dalla Cina”.

Ai sindacalisti cadono le braccia: “L’istruttoria dell’Anac descrive un ginepraio di appalti opachi che gli agenti scontano a suon di partite fallate”, spiega Filippo Bertolami, vice questore e sindacalista che ha spesso denunciato anomalie nei dispositivi consegnati, come i giubbotti, ottenendo in cambio richieste di sospensione da parte dei vertici della Polizia. “Sono i danni dei burocrati della sicurezza. Chi fa i capitolati non sa cosa sia il servizio in strada e non capisce che un agente mal equipaggiato è un agente insicuro.