Storia comune a un’altra testimone scappata dalle violenze dell’esercito birmano, ala 20enne Rajuma Begum, 2 sopravvissuta al massacro del 30 agosto a Tula Toli, ritenuto uno dei più brutali atti di violenza dell’esercito del Myanmar. “Le donne sono state separate dai figli e dai mariti poi questi ultimi sono stati uccisi a coltellate e con la baionetta” ha raccontato la donna , aggiungendo: “Mi hanno accompagnato con altre quattro donne all’interno di una casa. Hanno strappato mio figlio dalle mie braccia, lo hanno buttato per terra e gli hanno tagliato la gola”.
Poi lo stupro di gruppo durata ore e ore, infine i militari hanno picchiato a sangue le vittime lasciandole tramortite a terra nella casa a cui hanno dato fuoco. Lei è stata l’unica a svegliarsi poco dopo e a riuscire a scappare. “I militari hanno ucciso sette membri della mia famiglia. Mia madre, le mie due sorelle di 18 e 15 ani, entrambe violentate, mio fratello di 10 anni, mia cognata di 25 anni, suo figlio che aveva due anni e mezzo e mio figlio Mohammed Saddique, che aveva un anno e quattro mesi ” ha rivelato la 20enne aggiungendo: “È importante conoscere la nostra storia, cosa è successo a noi perché Rohingya. Vogliamo giustizia”.
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