Offriva la figlia agli amici. Non andrà in carcere

Otto anni dopo, il mostro trova una nuova compagna, e per la bambina è l’inizio di una nuova vita. Le attenzioni del padre si allontanano da lei. Ma le ferite che gli abusi hanno tracciato nel suo animo sono ormai profonde. La bambina ormai è una ragazza di sedici anni, ha un suo fidanzatino, ed è a lui che un giorno trova la forza di raccontare l’orrore che ha attraversato. Poi si confida coni fratelli. E infine trova la forza di denunciare il padre.

L’inchiesta della Procura di Treviso conferma in pieno il racconto della ragazza, in primo grado l’uomo viene condannato. Ma sarà ora la magistratura del capoluogo veneto a spiegare come sia stato possibile, se le prime denunce sono di poco successive al 2003, che per arrivare al giudizio di appello si sia dovuto attendere il 2017.

Lente le indagini preliminari o lento il processo? In ogni caso, la vicenda di Treviso non è il primo episodio di questo genere: nel febbraio scorso a Torino uno stupratore seriale è stato prosciolto grazie alla prescrizione, perché in dieci anni la locale Corte d’appello non era riuscita a celebrare il processo di secondo grado a suo carico. In quell’occasione, il ministro della Giustizia Andrea Orlando annunciò l’invio a Torino dei suoi ispettori per capire come fosse stato possibile un simile ritardo. Accadrà la stessa cosa a Venezia?

Il Giornale