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“I Vigili del Fuoco parlavano con me e cercavano di tirarmi fuori dalle macerie, ma non vedevano mia figlia perché era tutta coperta: io continuavo a urlare di lasciar perdere me e di prendere lei”. Marina Guagliata, una delle superstiti del crollo del ponte Morandi, racconta dall’ospedale Villa Scassi
Si sono tenute per mano Marina Guagliata e la figlia Camilla, hanno aspettato che i vigili del fuoco riuscissero a liberarle da quelle macerie piombate sull’isola ecologica Amiu, dove si trovavano la mattina del 14 agosto.
La 58enne, sposata e madre di un altro giovane, vive a Serra Riccò ed è titolare di un’azienda molto nota in città: la luminarie Guagliata si occupa del montaggio delle luci natalizie e quest’anno ha allestito gli ombrellini colorati nelle vie del centro.
“È stato un attimo ed è crollato tutto, ma io non ricordo quasi nulla – dice Marina Guagliata – è Camilla che mi ha raccontato che mi sono messa a urlare, forse solo oggi, dopo due giorni, inizio a realizzare cosa sia accaduto”.