“60mila aggressioni a poliziotti e carabinieri, ma per i giornali i cattivi sono loro”

Quando si tratta di parlare in generale, tutti ammettono che i buoni sono le pattuglie delle volanti e i cattivi quelli delle mafie. Ma se un facinoroso alza il dito dopo l’ arresto e, invece di ringraziare di non essere stato steso come capita in America, indica una tumefazione, ecco che si scatena la caccia al maresciallo o all’ appuntato per cui vale sempre la presunzione di colpevolezza.

Sono politici e intellettuali a ripetere costantemente il copione. Succede un episodio minimo, che coinvolge in un reato un agente o un ufficiale? La regola costante è questa: si premette un elogio altisonante 141 all’ Arma dei carabinieri, alla polizia di Stato, alla guardia di Finanza o alla Polizia Penitenziaria, dopo di che la (presunta) mela bacata diventa pretesto per spargere fiducia su tutti i servitori dello Stato, creando leggi fatte apposta per diffondere la convinzione che costoro siano pericolosi cani rognosi da tenere al guinzaglio.

Questa è la logica con cui il Parlamento ha approvato la legge sulla tortura. Essa non è fatta per punire comportamenti ignobili, come sostiene la propaganda progressista, ma per torturare con la minaccia della calunnia i guardiani della nostra sicurezza.
L’ ha voluta la sinistra sulla base di inviti dell’ Europa e dell’ Onu, dovrebbe impedire la sopraffazione dei deboli, nobile scopo, da sottoscrivere; ma, per come è stata concepita e scritta – lo dimostrano Piazza e Bosco -, è in realtà un’ arma in mano non ai vessati ma ai delinquenti impenitenti: li facilita nell’ architettare accuse fantasiose contro brigadieri e ispettori, specie della polizia Penitenziaria, grazie alla pratica dell’ autolesionismo.

Mi sbatto la testa contro il muro, dopo di che accuso l’ agente: secondo voi, a chi crederanno giornalisti e pm? L’ esperienza ce lo insegna. C’ è un fatto importante però che sta accadendo. L’ opinione pubblica, che sarebbe la gente comune, almeno nella mia accezione, è molto meno propensa di un tempo a bersi le balle sulle violenze della polizia e dei carabinieri. Basti osservare il gradimento che queste istituzioni hanno nel popolo, paragonandolo a quello di politici, magistrati e giornalisti.
E questo volume fornisce all’ istinto delle brave persone le basi scientifiche di questa fiducia. Insomma: che i buoni e gli eroi stiano dentro la divisa è un fatto. E chiamiamoli pure sbirri.
Etimologicamente vuol dire “vestiti di rosso”, in fondo è il colore del loro stesso sangue.